Mentre la comunità internazionale guarda con preoccupazione alla situazione nella Striscia di Gaza, i negoziati per una tregua definitiva tra Israele e Hamas si trovano in una fase critica, segnata da tensioni e accuse reciproche. La seconda fase del processo negoziale, prevista dall’accordo di cessate il fuoco, avrebbe dovuto iniziare il 16° giorno di cessate il fuoco, ovvero lunedì scorso, ma è stata segnata da ritardi e incomprensioni tra le due parti.
Nel comunicato di Hamas, i negoziati dovevano includere la consegna a Israele degli ostaggi maschi sotto i 50 anni e dei soldati, mentre le ostilità dovevano cessare definitivamente, con il ritiro delle truppe israeliane dalla Striscia. Tuttavia, Israele ha già annunciato che non invierà una propria delegazione a Doha, sede del dialogo, prima della fine della settimana, aumentando così le tensioni sul tavolo delle trattative. La situazione si complica ulteriormente a causa delle accuse di Hamas riguardo la violazione del “protocollo umanitario” da parte di Israele, che, secondo quanto dichiarato dal movimento, non avrebbe consentito un sufficiente afflusso di aiuti nel nord della Striscia, dove le condizioni sono particolarmente critiche.
Il conflitto tra Israele e Hamas, che ha avuto inizio nell’ottobre 2023 a seguito di un attacco mortale da parte di Hamas che ha causato la morte di oltre 1.200 israeliani, ha avuto conseguenze devastanti per la popolazione della Striscia di Gaza. Secondo i dati forniti dai funzionari sanitari locali, l’offensiva israeliana ha causato la morte di almeno 47.540 gazesi. Un dato che mette in luce l’enorme tragico bilancio umano, con la Striscia di Gaza che, con i suoi circa 2 milioni di abitanti, è stata colpita da uno dei conflitti più sanguinosi degli ultimi anni.
I rapporti di ieri parlano di due nuovi morti, tra cui un bambino ucciso in un bombardamento israeliano, e il recupero di altre 20 vittime dai resti delle macerie, portando il totale delle vittime a livelli tragici e senza precedenti.
Nonostante la firma dell’accordo di cessate il fuoco, che sembrava destinato a portare un temporaneo sollievo alle vittime della Striscia, la situazione rimane estremamente tesa. La fase di ricostruzione e aiuti umanitari, descritta come un’importante priorità dalle autorità locali, sta infatti soffrendo di gravi rallentamenti, anche a causa di mancanza di coordinamento e del blocco di materiali essenziali per la rimozione delle macerie. La carenza di attrezzature come tende e macchinari per il recupero delle rovine è una delle principali preoccupazioni di Hamas, che accusa Israele di aver ostacolato l’arrivo degli aiuti umanitari necessari.
Al contempo, il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha incontrato il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump per discutere le implicazioni del conflitto. Nonostante ciò, la posizione israeliana sembra fermamente orientata a non cedere su alcune questioni chiave, come la sicurezza dei propri cittadini e la restituzione degli ostaggi. La ritrosia israeliana a inviare una delegazione negoziale a Doha potrebbe essere interpretata come un tentativo di guadagnare tempo e non cedere a pressioni internazionali, ma anche come il segnale che la strada verso una pace duratura rimane lunga e tortuosa.
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