Il 25 luglio si è tenuta la riunione dei paesi membri UE, sotto la presidenza dell’Estonia ora presidente di turno, sullo spinoso problema della diversificazione delle fonti di approvvigionamento energetico, per ridurre il monopolio della dipendenza energetica dalla Russia.
Il progetto del North Stream II, il gasdotto addizionale voluto dalla Germania e dalla Russia, che attraverserebbe il Mar Baltico per collegare direttamente i due paesi, è stato attenzionato e contestato da almeno tredici paesi Europei, per una triplice ragione:
-eviterebbe il passaggio attraverso alcuni paesi (Polonia, Estonia, Danimarca) europei interessati al passaggio del gasdotto,
-creerebbe più dipendenza Europea dalla Russia,
-il gasdotto transiterebbe in mare in una zona posta fuori dalla giurisdizione Europea, in un regime quindi di legalità quantomeno incerto.
La Germania supporta fortemente il progetto per un interesse energetico nazionale, in contrapposizione alla linea dura assunta contro la Russia per la situazione in Ukraina che si giustifica affermando che se il mercato energetico europeo si manterrà integrato, il problema Russo potrà essere mitigato in futuro.
Di parere contrario sono invece gli altri paesi interessati che vedrebbero la linea politica sull’energia tedesca lontana dagli interessi comunitari e contraddittoria in relazione alla riduzione della dipendenza energetica dalla Russia.
È un periodo storico in cui in Europa stanno prevalendo molto di più gli interessi nazionali, vedasi anche la Libia con i contrasti tra l’Italia e la Francia, rispetto a quelli comunitari o condivisi, questo non è un buon segnale per il rafforzamento dell’Unione Europea dopo la Brexit.
di Pasquale Preziosa