Si respirano venti di guerra in Europa orientale con Washington e Mosca che stanno inasprendo, di ora in ora, le loro posizioni.
“La Russia non può ignorare l’attività della Nato e il rischio che le forze armate ucraine mettano in scena provocazioni nel Donbass ora è più alto“, ha tuonato il portavoce di Vladimir Putin, Dmitry Peskov. Mentre a Bruxelles i 27 ministri degli Esteri Ue cercano un “coordinamento” sulla linea da tenere con Mosca, specialmente sul tenore delle sanzioni da imporre in caso di invasione, Kiev ha affermato di avere appena smantellato un “gruppo criminale” sostenuto dalla Russia che preparava un attacco.
La Nato, invece, ha rafforzato il contingente in Europa dell’est, con una serie di Paesi alleati che annunciano l’invio di uomini e mezzi, compresi navi e caccia. Gli Stati Uniti hanno intenzione di dislocare truppe nel Baltico, si parla di 5.000 soldati, aumentabili all’occorrenza, il Pentagono ha messo, infatti, in “allarme” altri 8.500 militari.
Uno dei portavoce della Commissione Ue sulle sanzioni alla Russia ha detto che “c’è una forte unità tra gli Stati membri e i nostri partner internazionali con la determinazione ad essere pronti. Il lavoro è molto avanzato per poter mettere in atto un forte deterrente e misure robuste nel caso il dialogo non abbia successo. Se la Russia si imbarca in future violazioni della sovranità territoriale ucraina o in aggressioni reagiremo in maniera molto forte, ci saranno conseguenze politiche forti e saranno inflitti massicci costi economici all’aggressore”.
Londra e Washington, in via precauzionale, hanno anche già ridotto il personale delle ambasciate a Kiev, rimpatriando le famiglie dei diplomatici. Berlino ha offerto loro ospitalità.
Il generale Pasquale Preziosa, già capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica Militare ed oggi presidente dell’Osservatorio sulla Sicurezza di Eurispes, su La Verità ha fatto un’interessante analisi che chiarisce, in maniera molto lucida, la situazione di tensione creatasi nel bel mezzo dell’Europa.
La riduzione di personale dalle ambasciate occidentali, precisa il generale, è una misura di precauzione per i livelli di crisi raggiunti nel confronto in atto tra l’Ucraina e la Russia. Anche se la sicurezza delle ambasciate all’estero è una prerogativa dello stato ospitante, l’Ucraina temendo per la propria incolumità, di conseguenza, non potrà garantire un sufficiente livello di sicurezza alle Ambasciate presenti.
Anche se gli Usa stanno pianificando l’invio di 5000 soldati nell’area del baltico, queste sono da considerare misure simboliche per marcare il territorio che non lasciano presagire alcun livello di confronto militare, vista l’entità delle truppe russe schierate ai confini che ammontano a circa 170.000 unità.
Tale rafforzamento potrà prender piede in un territorio terzo della NATO, solo per dare maggiore vigore al livello di deterrenza dell’Alleanza stessa, in considerazione degli alti livelli di crisi ai confini orientali dell’Ucraina.
Peraltro, la NATO ha già in atto la missione “Enhanced Forward Presence”, proprio nei paesi di confine con la Russia al fine di arginare le richieste russe rivolte all’Ucraina, all’Europa e agli Stati Uniti.
Sull’inizio di una possibile escalation militare, Preziosa ha detto che predire il futuro nella complessità odierna è molto rischioso perché gli scenari stanno virando dal rischio verso l’incertezza. Comunque, la situazione oggi in Ucraina appare, sotto un profilo ormai storico, molto simile a quella dell’agosto 2008 in Georgia, con motivazioni politiche di fondo similari a quelle odierne con l’Ucraina.
La NATO, enfatizza Preziosa, difetta dei presupposti legali, legati all’Art. 5 del Trattato NATO, che presuppone un attacco armato contro uno o più alleati della NATO, per poter intervenire militarmente a supporto dell’Ucraina, così come nel caso della Georgia.
A ciò si aggiunge che l’Ucraina non è nelle condizioni economiche, sociali e militari per poter rappresentare una reale minaccia per la Russia. L’Ucraina ha solo un PIL di 155 mld di $, mentre la Russia ha un PIL di 1,5 trilioni di $ (mille volte più alto) ed è dotata di un grande arsenale nucleare con in aggiunta armamenti ipersonici di primo livello.
Socialmente l’Ucraina è anche già divisa tra una parte della popolazione pro-occidente e una parte pro-Russia. Da tempo immemore ad Est del fiume DNEPR vi è sempre stata una grande influenza russa sia per ragioni economiche sia per ragioni etniche, perdere il rapporto con quelle regioni vuol dire perdere alcuni fondamenti del sistema economico russo.
In questo confronto muscolare, sostiene Preziosa, entrambi le parti portano avanti le rispettive ragioni. La Russia ha ampiamente dichiarato, in tutte le sedi, le proprie “linee rosse” sull’argomento che, di converso, sono già state automaticamente rigettate al mittente da USA, NATO e UE.
A questo punto vinceranno coloro che avranno una credibile capacità politica di resistere più a lungo, la leadership e la volontà e i mezzi per poter raggiungere il traguardo del confronto.
Nessuna delle nazioni coinvolte nella vicenda Ucraina vuole realmente confronti armati ed il primo che userà la forza perderà la partita. E’ un confronto, chiosa Preziosa, che verrà giocato sul sapiente uso del potere.
Al termine del confronto qualcuno ci rimetterà in termini di credibilità che tanta valenza oggi assume nella competizione strategica in atto per il nuovo ordine mondiale.