(di Andrea Pinto) Il Pentagono sta concentrando gran parte delle risorse destinate alla Difesa allo sviluppo di armi ipersoniche per mantenere e raffrozare la leadership nel nuovo settore strategico globale. L’obiettivo principale è quello di contrastare Cina e Russia che, molto velocemente, stanno acquisendo nuove capacità per sviluppare le proprie versioni. L’altro ieri il Dipartimendo della Difesa Usa ha reso noto che uno dei test di lancio di missili ipersonici è fallito. Il razzo utilizzato per accelerare il missile a velocità ipersonica si è rotto impedendo così di testare il corpo planante ipersonico, che è il componente necessario per sviluppare un’arma ipersonica. I funzionari hanno avviato una revisione del test, che ha avuto luogo presso il Pacific Spaceport Complex di Kodiak, in Alaska, per comprendere la causa del guasto.
La Marina e l’Esercito degli Stati Uniti hanno però poi effettuato “con successo” altri tre test su prototipi di componenti di armi ipersoniche. Il Sandia National Laboratory ha condotto le operazioni dalla base di lancio della Nasa di Wallops, in Virginia. I test, spiega il Pentagono, “istruiranno lo sviluppo del programma di Attacco Immediato Convenzionale della Marina e il programma di Arma Ipersonica di Lunga Gittata dell’esercito“. Il test, ha aggiunto il Pentagono, si e’ concretizzato nel lancio di tre missili di precisione contenenti elementi ipersonici sperimentali e “ha offerto dimostrazioni di tecnologie ipersoniche avanzate, capacita’ e prototipi in un ambiente operativo realistico“.
“Questo test e’ una tappa cruciale nello sviluppo di un missile ipersonico comune, progettato dalla Marina, consistente in un corpo planante ipersonico comune e in un propulsore, che verra’ messo in campo sia dall’esercito che dalla marina con sistemi di armamento individuali e piattaforme di lancio studiate per il lancio da mare o da terra“, spiega ancora la nota della Difesa Usa, che annuncia un test di volo del missile ipersonico entro l’anno in corso.
L’annuncio del Pentagono arriva alcuni giorni dopo le notizie, diffuse dal Financial Times, sul test di un missile ipersonico effettuato dalla Cina. Il vettore avrebbe completato il giro dell’orbita terrestre senza essere intercettato.
I missili ipersonici, come i tradizionali missili balistici, possono volare a velocita’ cinque volte superiori a quella del suono ma sono piu’ manovrabili e possono essere lanciati a traiettorie piu’ basse che li rendono piu’ difficili da identificare.
La Cina oggi detiene insieme agli Usa il primato nella progettazione di nuove armi nucleari trasportate da missili ipersonici. Nello scorso mese di agosto un razzo ha portato a bassa quota un ordigno che ha circumnavigato la terra sfuggendo ai sistemi di intercettazione. Si tratta del missile ipersonico cinese, Long March (Lunga Marcia)
Il missile cinese “Long March”, trasportato dal velivolo planante ha percorso a bassa orbita tutto il pianeta prima di arrivare al punto stabilito per l’impatto, mancato di sole 24 miglia. Un test non reso pubblico alla Comunità Internazionale e che ha messo in allarme le potenze occidentali. Secondo l’esperto di armi nucleari, Taylor Fravel, questo mezzo consente alla Cina di eludere facilmente i sistemi di protezione missilistica americani utilizzati per distruggere i missili balistici intercontinentali, fino a ieri un vanto della tecnologia militare a stelle e strisce.
L’analisi del generale Preziosa su Ipersonico, Spazio e Cyber
L’ipersonico costituisce un grande game changer nel nuovo (dis)ordine internazionale, i cui effetti si manifesteranno presto nei tre domini militari tradizionali con cambiamenti importanti di pianificazione militare, dottrinale e tattica per Usa, Cina e Russia. L’Europa, purtroppo, rimane ai margini.
Dopo la caduta del Muro di Berlino, l’alta tecnologia legata al sistema anti-missile Usa rappresentò il “tipping point” per gli equilibri di forza tra le grandi potenze mondiali, riducendo, di fatto, le capacità di deterrenza nucleare degli avversari. Lo sviluppo negli ultimi anni della nuova tecnologia ipersonica, capace di eludere la capacità antimissile Usa (non vi è alcun sistema anti-missile capace di intercettare un missile ipersonico), sta accelerando i tempi del cambiamento geostrategico mondiale a favore delle grandi potenze che hanno già sviluppato e maturato la nuova tecnologia. Tutti i siti militari fissi e mobili, su terra e in mare, dotati di sistemi di difesa importanti e ritenuti efficaci fino all’avvento della nuova tecnologia, sono oggi da ritenere vulnerabili alle armi ipersoniche.
Le capacità di difesa dalle armi ipersoniche non sono state ancora sviluppate e ciò conferisce la supremazia solo ai Paesi in possesso di tali armamenti. Con l’uso di mezzi e armamenti ipersonici è possibile percorrere spazi enormi in tempi ridottissimi: una velocità Mach 10 equivale a 12.250 chilometri orari; la distanza tra Roma e Mosca in circa undici minuti. Tali velocità erano inimmaginabili prima d’ora nell’atmosfera per assenza di materiali specifici resistenti alle alte temperature e motori aeronautici “air breathing” capaci di generare spinta oltre Mach 5. La dominance della tecnologia nel campo dell’ipersonico è stata dichiarata dai russi e dai cinesi, mentre gli Usa sono ora nella fase di recupero del gap tecnologico manifesto, che ha indebolito il secondo strategic offset americano basato soprattutto sul sofisticato sistema anti-missile che aveva caratterizzato la grande deterrenza occidentale delle ultime decadi.
Gli Stati Uniti avevano lanciato già nel 2014 gli studi per il terzo strategic offset, ma la Cina e la Russia sono state più veloci nel raggiungere la maturità tecnologica nello specifico settore. Il presidente Putin ha già affermato che la Russia detiene la leadership nel campo ipersonico presentando il nuovo arsenale basato sul missile ipersonico Zircon (Mach 9, ovvero fino a mille chilometri orari) e il sistema strategico Avangard (oltre Mach 20). Ha inoltre dichiarato di essere già in possesso di mezzi di contrasto per le armi ipersoniche.
La Russia ha tenuto a ribadire che ha raggiunto livelli di sicurezza nazionale molto alti, mai raggiunti prima. La Cina ha già fatto test sui velivoli ipersonici nel deserto del Gobi e ha terminato le prove per il velivolo Jiageng 1, sviluppato dalla Xiamen university dopo studi e progettazioni durati dieci anni.
Le velocità associate all’ipersonico caratterizzeranno ora lo sviluppo di nuovi sistemi d’arma per il contrasto della nuova minaccia, i ridotti tempi prevedibili di reazione molto probabilmente richiederanno l’impiego esteso di artificial Intelligence, machine learning e cloud. L’ipersonico, quindi, sta coinvolgendo in pieno i due nuovi domini militari, ovvero spazio e cyber, con aumento dei livelli di complessità che presuppongono più tolleranza per l’assunzione dei rischi. Sulla combinazione cyber-war, space-war e capacità ipersoniche si baseranno la nuova deterrenza strategica e i prossimi livelli di conflittualità in contesti simmetrici, dove risulteranno prevalenti i Paesi dotati di una resiliente capacità di osservazione satellitare in orbita Leo e che sappiano elaborare i migliori algoritmi nel campo cyber per sfruttare al meglio le capacità ipersoniche.
Non solo ipersonico, ma anche “competizione per il dominio nello spazio”
La comunità d’intelligence americana nel Global Risk Assessment Report mette in guardia il suo governo sull’intraprendenza cinese anche nello sviluppo di nuovi programmi spaziali militari, in grado di colpire i satelliti statunitensi e alleati. Il rapporto, stilato dall’Ufficio del direttore nazionale dell’intelligence, evidenzia che la Difesa cinese starebbe seriamente pensando, a livello strategico, di intaccare l’egemonia americana nell’ambiente spaziale per perseguire vantaggi militari, economici e di prestigio internazionale. Le operazioni spaziali faranno, pertanto, parte integrante delle prossime campagne militari dell’esercito di Pechino. Il rapporto accenna anche alcuni punti che evidenziano le non trascurabili capacità spaziali della Russia anche se nel complesso definisce la Cina quale “principale minaccia” per la competitività tecnologica degli Stati Uniti. Ad aprile scorso, durante l’audizione al Congresso del Comitato per i servizi d’intelligence, sono stati chiesti chiarimenti sulla recente iniziativa cinese di inviare nello spazio ben 138 satelliti commerciali per l’osservazione della Terra. Il direttore dell’ODNI Avril Haines ha affermato in quella sede che quei 138 satelliti fanno parte della sfida della Cina al dominio americano nello spazio. La comunità dell’intelligence ha anche rivelato che la Cina disporrà di una stazione spaziale operativa nell’orbita terrestre bassa tra il 2022 e il 2024 e continuerà a condurre missioni esplorative sulla Luna volte a stabilirvi una stazione di ricerca robotica e successivamente una base “con equipaggio alternato”. Il rapporto sottolinea anche il crescente sviluppo e la proliferazione di armi ad uso in ambiente spaziale. Secondo quanto riferito, nel 2019, la Forza di supporto strategica cinese ha iniziato l’addestramento con missili anti-satellite ad ascensione diretta, o ASAT, in grado di colpire i satelliti nell’orbita terrestre bassa. Il rapporto afferma che Pechino ha già messo in campo missili antisatelliti terrestri destinati a distruggere satelliti nell’orbita terrestre bassa, nonché laser antisatelliti terrestri, “probabilmente destinati ad accecare o danneggiare sensori ottici spaziali sensibili”. Secondo il rapporto, in sintesi, la Russia e la Cina stanno procedendo senza indugi ad addestrare le loro unità spaziali militari, ed entrambe stanno schierando nuove armi anti-satellite distruttive e non distruttive. Le armi della Russia includono capacità di disturbo nello cyberspazio, armi ad energia diretta con capacità in orbita e capacità ASAT a terra. Il rapporto prevede che la Russia, con la sua vasta rete di satelliti di ricognizione, comunicazioni e navigazione, “rimarrà comunque sempre un concorrente spaziale di prim’ordine”.