Georgia: manifestazioni di piazza contro i brogli elettorali. Contestato il governo di “Sogno Georgiano”

di Emanuela Ricci

La Georgia è attraversata da un periodo di profonda tensione politica e sociale, culminato nella manifestazione di ieri a Tbilisi, organizzata in seguito ai risultati delle elezioni parlamentari. La presidente Salomé Zurabishvili, promotrice dell’evento, ha accusato il governo di aver manipolato il voto per assicurare la vittoria del partito filorusso Sogno Georgiano, che è al potere dal 2012. La protesta, svolta su viale Rustaveli, ha visto migliaia di persone – uomini, donne, famiglie, giovani e anziani – scendere in piazza per chiedere la ripetizione delle elezioni sotto la supervisione di un’istituzione internazionale, e ha rappresentato una mobilitazione senza precedenti in Georgia. Tra le bandiere georgiane, ucraine ed europee, i manifestanti hanno scandito slogan a sostegno dell’integrazione europea, esprimendo chiaramente la volontà di allontanarsi dall’influenza russa.

Zurabishvili ha preso la parola davanti alla folla, accusando le forze governative di aver “rubato” il voto e il futuro del Paese, un’affermazione che riflette le forti tensioni interne alla politica georgiana. La presidente ha sottolineato che questo è un momento cruciale per la Georgia, descrivendo la protesta come una “guerra esistenziale” per il futuro democratico del Paese.

L’evento ha suscitato ulteriori tensioni con l’Unione Europea, poiché tra i partecipanti spiccava Viktor Orbán, primo ministro ungherese e presidente di turno del Consiglio dell’UE. Orbán, percepito come vicino alle posizioni del Cremlino, è stato accolto dai manifestanti con sonori fischi e critiche. La sua presenza ha creato divisioni anche a livello internazionale, con rappresentanti dell’UE come Josep Borrell, che hanno precisato che Orbán non rappresentava ufficialmente l’opinione dell’Unione sulla situazione georgiana.

Le tensioni tra la Georgia e la comunità internazionale si sono aggravate già da mesi, con l’approvazione a maggio di una legge contro gli “agenti stranieri”, fortemente criticata per la sua somiglianza con la legislazione russa. Questa legge ha inasprito i rapporti con l’Unione Europea, che ha sospeso la richiesta di adesione della Georgia, e ha destato preoccupazione tra i Paesi occidentali, con il Canada e la Svezia che hanno dichiarato di voler riesaminare le proprie relazioni con Tbilisi. Anche gli Stati Uniti hanno chiesto un’indagine approfondita sul presunto broglio elettorale.

Il messaggio lanciato dai manifestanti e da Zurabishvili è chiaro: la Georgia non intende sottostare a un controllo politico che ne ostacoli il percorso verso l’integrazione europea e la democrazia. Tuttavia, il governo di Sogno Georgiano, guidato dal primo ministro Irakli Kobakhidze, insiste che l’adesione all’UE rimane una priorità, pur continuando a promuovere politiche che sembrano allinearsi con Mosca, suscitando dubbi sulla sua effettiva indipendenza rispetto all’influenza russa. Notizie provenienti dal mondo dell’intelligence raccontano di ingenti investimenti russi (circa 14 milioni di euro) per interferire sulle votazioni georgiane: avrebbero così condizionato il voto di oltre 140mila persone.

Immagine elaborata con IA.

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