Scontri oggi nella striscia di Gaza dove è rimasto ucciso un palestinese dai militari israeliani. I feriti, invece sono 15, mentre sono più di 200 in Cisgiordania, dove i palestinesi sono scesi in piazza a Betlemme, Hebron, Qalqilya, Ramallah, Nablus e a Beit Khanun e hanno lanciato pietre contro i soldati israeliani, che hanno risposto con lanci di lacrimogeni, proiettili di gomma, e in alcune circostanze fuoco vivo.
Più di 150 i manifestanti intossicati dai gas, mentre sono una cinquantina quelli colpiti da proiettili di gomma e almeno 7 i dimostranti raggiunti da colpi d’arma da fuoco. Intanto montano le proteste in diversi Paesi arabi: manifestanti in piazza dall’Egitto alla Giordania, dall’Iraq alla Turchia, dal Bahrein al Sudan, in Indonesia, Afghanistan, Pakistan, Malaysia e anche a Tunisi. E in un comunicato affidato all’agenzia ufficiale egiziana Mena, il Grande Imam di al-Azhar, Ahmed Al Tayyib, massima espressione dell’islam sunnita, ha chiesto ai paesi del mondo islamico, alla Lega Araba, all’Organizzazione della Cooperazione Islamica e alle Nazioni Unite una azione immediata e decisa per “bloccare l’applicazione della decisione Usa di trasferire l’ambasciata americana a Gerusalemme”.
Trasferimento per il quale ci vorranno più di 2 anni, a spiegato il segretario di Stato Usa Rex Tillerson nel ribadire che lo status finale di Gerusalemme sarà definito dai negoziati tra israeliani e palestinesi. Il Grande Imam di al-Azharha fatto poi sapere che si rifiuterà di incontrare il vicepresidente Usa Mike Pence, la cui missione nella regione è stata annunciata dal presidente Donald Trump. Secondo quanto riferito dal ministero della salute palestinese, la prima vittima è Mahmoud al-Masri, 30 anni. In un primo momento il ministero aveva riferito di un’altra vittima, ma successivamente si è corretto dicendo che un secondo manifestante non è morto, ma è in fin di vita. L’esercito israeliano ha confermato che a Khan Younis i militari hanno sparato contro due persone al confine, accusandole di essere “principali istigatori” delle “rivolte violente”. A Gerusalemme decine di migliaia di persone si sono radunate sulla Spianata delle Moschee, dove ci sono stati solo alcuni tafferugli e circa 200 manifestanti sono stati manganellati dalla polizia. Centinaia i soldati israeliani schierati a presidio dei luoghi sacri della città santa e inviati in rinforzo in Cisgiordania, dove, secondo il quotidiano haaretz, sono in tutto approssimativamente 3.000 le persone scese in piazza. Proteste anche nelle città israeliane di Umm al-Fahm e Kalansaua. Il presidente russo, Vladimir Putin sara’ lunedì ad Ankara per incontrare Recep Tayyip Erdogan. Il presidente turco sembra essere stato individuato come il principale alfiere della causa palestinese e nei Territori cresce la sfiducia nel presidente Abu Mazen, che nonostante i toni accesi espressi dopo l’annuncio di Donald Trump, è visto da molti come una figura sempre più debole. Abu Mazen è stato invitato da Trump alla casa Bianca ma intanto il consiglio legislativo palestinese ha chiesto all’Anp di annullare il riconoscimento dello Stato di Israele su qualsiasi territorio occupato a partire dal 1948. L’Anp ha ribadito che il vicepresidente degli Stati Uniti Mike Pence, la cui missione nella regione è stata annunciata da Trump, non è il benvenuto nei Territori. “Non lo riceveremo nei territori palestinesi” ha dichiarato un esponente, Jibril Rajoub, secondo quanto riportato da al Jazeera. L’alto rappresentante per la politica estera europea, Federica Mogherini, che oggi ha incontrato il ministro degli Esteri giordano Ayman Al Safadi, ha annunciato che Abu Mazen partecipera’ alla riunione del Consiglio dei ministri degli Esteri Ue il 22 gennaio. Il presidente francese Emmanuel Macron ha lanciato un nuovo appello “alla calma e alla responsabilità”. Trump invece si vanta su Twitter scrivendo che “ho mantenuto la promessa elettorale. Altri, no”.