Sei i giorni in cui gli aerei del regime siriano hanno lanciato bombe e barili-bomba sull’enclave ribelle del Ghouta orientale, che il segretario generale Onu Antonio Guterres ha definito “l’inferno in Terra”. Stando al conteggio dell’Osservatorio siriano per i diritti umani, sono almeno 468 i civili, tra cui 108 bambini, morti nei raid aerei e bombardamenti d’artiglieria dell’offensiva lanciata domenica dal regime di Bashar Assad. E mentre gli occhi del mondo sono puntati sulle continue feroci violenze della guerra in Siria, il Consiglio di sicurezza Onu si appresta a votare una risoluzione per un cessate il fuoco di 30 giorni, con cui consentire aiuti umanitari ed evacuazione dei feriti. Il voto all’Onu è stato però rinviato due volte ed è in ritardo: inizialmente previsto per le 17 ora italiana, è slittato prima alle 18 e poi alle 20.30; ma poco prima delle 22 ora italiana le sedie degli ambasciatori nella grande sala del Consiglio erano ancora vuote. Secondo fonti diplomatiche, si tratta con la Russia per evitare un veto. Nella bozza di risoluzione in discussione da 15 giorni si parla di un cessate il fuoco che entrerebbe in vigore 72 ore dopo l’adozione del testo da parte del Consiglio Onu, cioè lunedì. La consegna urgente di aiuti umanitari, cioè medicine e cibo, comincerebbe 48 ore dopo l’inizio del cessate il fuoco, dunque mercoledì. Da Bruxelles, intanto, l’Unione europea ha lanciato un appello a porre fine al massacro: il presidente francese Emmanuel Macron e la cancelliera tedesca Angela Merkel hanno mandato un messaggio comune al presidente russo, Vladimir Putin, chiedendogli di dire sì alla tregua prevista dalla bozza all’Onu. E Macron ha anche detto che “la Francia è pronta ad accogliere le persone evacuate dal Comitato internazionale della Croce rossa Cicr” e a “organizzare le evacuazioni insieme al Cicr”.Da quando la guerra è scoppiata nel marzo 2011, l’Onu non è riuscita a dare una svolta risolutiva per la pace, in parte per la rigidità della Russia, alleata di Damasco. Nel frattempo, al caos e agli intrecci sul campo si è aggiunta l’incursione della Turchia nell’area di Afrin. La guerra, secondo i conteggi dell’Onu, ha causato la morte di almeno 340mila persone, e il bilancio è destinato a salire. Nel Ghouta orientale, a est di Damasco, la campagna è contraddistinta da una nuova intensità, nonostante gli appelli internazionali, e – secondo osservatori e i media vicini al regime – prelude a un’offensiva terrestre dell’esercito per riprendere il controllo. L’Osservatorio siriano dei diritti umani, che tiene il conteggio delle vittime sul campo, ha parlato di 468 civili uccisi in meno di una settimana, tra cui 108 bambini. Sempre secondo l’ong, almeno 38 i morti nella giornata di venerdì, fra cui 11 bambini. L’Onu stima che nella regione vivano circa 400mila persone. Morti che sono stati provocati da raid aerei anche con barili-bomba e colpi di mortaio, mentre i media filo-regime hanno parlato dell’entrata in gioco anche delle forze aeree russe, anche se il Cremlino ha smentito.