A Bruxelles sono rimasti solo i tecnici del ministero dell’economia e finanze italiano per mettere al loro posto gli ultimi tasselli di una manovra economica che ha subito, nel corso dei giorni, diverse rivisitazioni. Il punto fermo su cui il premier italiano non vuole tornare indietro è il rapporto deficit/Pil al 2,04 per cento. Valore necessario per portare avanti le misure più note, reddito di cittadinanza e pensioni a quota 100.
Al riguardo il sottosegretario alla presidenza del consiglio dei ministri Giancarlo Giorgetti ha attaccato il M5S e il reddito di cittadinanza. “Una misura che potrebbe alimentare il lavoro nero. Purtroppo il programma elettorale di M5S al Sud ha registrato larghi consensi probabilmente anche perché era previsto il reddito di cittadinanza. Magari piace all’Italia che non piace ma questa è l’Italia con cui dobbiamo confrontarci“. Ultimo segnale di Giorgetti, si realizzi il contratto di governo o si vota”. “Lavoro nero? La Gdf farà i controlli. Sento anche dire che c’è un’Italia a cui non piace il reddito di cittadinanza, mentre a noi invece piace tutta” replica Di Maio.
Nella conferenza stampa alla fine del Consiglio europeo il premier Giuseppe Conte ha ribadito, quindi, che i saldi resteranno quelli presentati due giorni fa al presidente della Commissione europea JeanClaude Junker, cioè il 2,04% di deficit/Pil per il 2019, senza fare alcuna marcia indietro. Il premier Conte, scrive il Sole24Ore, ha ribadito che il saldo è sceso dal 2,4% iniziale per il recupero (di 7-8 miliardi) scaturito dalle relazioni tecniche, che si basavano su stime inizialmente prudenti. Il lavoro a Bruxelles proseguirà oggi e forse domani da parte dello staff del Tesoro all’interno del 2,04%: il tema resta sempre la riduzione del deficit strutturale, e anche il premier Conte questo lo ha sostanzialmente confermato, sotto gli occhi vigili del ministro Tria, presente in conferenza stampa. “Se dovessimo scendere da quei saldi e questo significasse, come probabilmente significherebbe, dover tirare a sorte tra una platea di destinatari delle nostre misure, non lo faremo mai. Le riforme sono quelle che abbiamo pensato, le polemiche non hanno ragion d’essere, precisando come su reddito di cittadinanza e riforma pensionistica non ci sono cambiamenti – ne nella platea, ne nel numero di interventi”.
Tuttavia il divario rimane sul fronte strutturale dello 0,2-0,3% del Pil, poiché la Commissione europea chiede a tutti i costi una riduzione anche minima del disavanzo al netto del ciclo economico rispetto al 2018.
Altra domanda rivolta al premier italiano: perché avete cambiato l’obiettivo di deficit? “L’Italia – ha risposto Conte – non è con il cappello in mano, ha elaborato una manovra ben costruita, ben meditata e anche quest’ultimo passaggio non è frutto di un ripensamento dell’ultima ora. Non abbiamo mai pensato il 2,4% come indice contabile di sfida a qualcuno, all’Unione, o come un totem”.
Anche Angela Merkel in conferenza stampa ha lanciato segnali positivi, “sono fiduciosa che un accordo possa essere raggiunto. Il dialogo in corso è positivo, Giuseppe Conte mi ha descritto approfonditamente il piano di riforme dell’Italia”.