(di Massimiliano D’Elia) Matteo Salvini ieri ha lanciato un’altra frecciata all’alleato di governo tramite uno dei suoi ministri: “Se pensano che la questione della crisi di governo sia chiusa, allora hanno fatto male i loro calcoli. Matteo può rompere anche a ferragosto”.
Salvini è lontano da Roma e pensa alla strategia per la prossima settimana. Nel frattempo, molti vicino a lui, dicono che è furioso per la questione delle autonomie alle regioni e sulla scuola, la cui competenza è stata tolta alle Regioni. La verità sulla tenuta del governo la si avrà mercoledì in Senato quando Giuseppe Conte interverrà sul Russiagate. Salvini, come scrive il Corriere della Sera, potrebbe prendere la parola dai banchi della Lega e non da quelli del governo.
Luigi Di Maio sembra più sereno. La prossima settimana vuole incontrare il leader leghista per cercare di trovare punti di distensione sulle ultime frizioni. Un episodio curioso, riporta sempre Corriere della Sera, viene riferito da fonti parlamentari del M5S. Gira voce che Salvini sia andato su tutte le furie giovedì a causa di un bizzarro equivoco. Il suo staff avrebbe infatti letto con rapidità e senza porre troppa attenzione un’agenzia di stampa, attribuendola a Luigi Di Maio. La nota conteneva dure dichiarazioni che invocavano una mozione di sfiducia contro Salvini. Peccato che fossero state rilasciate da un omonimo del vicepremier, ovvero Marco Di Maio, deputato del Pd. Questo spiegherebbe l’acme di nervosismo raggiunto da Salvini quel giorno.
Giorgetti vuole gettare la spugna?
Giorgetti starebbe pensando di mantenere solo la delega allo Sport. Avrebbe abbandonato su whatsapp le 10 chat interne della rete leghista. La sua visita al Colle intendeva capire se Mattarella avrebbe sciolto le Camere nel caso fosse caduto il governo. Probabilmente non ha avuto questa garanzia dal Presidente della Repubblica.
Giorgetti poi secondo voci di corridoio inizia a non comprendere più Salvini. Per la questione della nomina a Commissario Ue è sembrato più un “promoveatur ut amoveatur”, piuttosto che una scelta condivisa e soprattutto strategica.
Anche Giorgetti è lontano da Roma per motivazioni strettamente private. Prima di lasciare Roma ha precisato ai suoi: “Non dimentichiamo che la nostra funzione è pro-tempore, e che per non perdere il contatto con la realtà, bisogna tenere sempre il rapporto con il territorio”.
Non a caso la base leghista, quella del territorio da tempo invoca di ritornare alle urne. Salvini dovrebbe ascoltare la base, perché il consenso in Italia si può perdere in una notte.