Porto a tutti voi, studenti, Autorità e organizzatori, il saluto del Ministero dell’Istruzione e del Merito, che da subito ha creduto nell’importanza dell’istituzione della Giornata del Mare e della Cultura marinara. Questo mio intervento non sarà rituale perché in questa Giornata è in gioco qualcosa di ben più profondo, qualcosa che addirittura coinvolge l’essenza della nostra cultura, del nostro modello di civiltà.
“Ce ne stiamo intorno alle rive del mare come rane o formiche intorno a uno stagno”, diceva Socrate nel “Fedone” di Platone e forse nessuna frase descrive come questa il legame intimo, inscindibile, tra grecità e Mediterraneo, tra la cultura occidentale e il mare.
A pensarci bene, se la nostra è stata nei secoli una cultura della ricerca continua, se è diventata una società aperta e un’economia del libero scambio, molto lo deve al ruolo del mare come momento di esplorazione dell’ignoto, come occasione di incontri continui e di scambi molteplici. Lungo questo percorso, l’Italia ha dato un contributo specifico fondamentale, pensiamo solo alla fecondissima stagione delle Repubbliche marinare che, come ricordò in un suo celebre discorso il Presidente Carlo Azeglio Ciampi, “aprì all’Europa le vie del mondo”.
Non c’è alcuna globalizzazione delle merci e delle idee senza l’elemento marino, ce lo insegnano proprio la storia di Genova, questa magnifica città dove siamo oggi, la storia di Venezia, la storia di tante città marinare d’Italia. Tutta una storia di cui l’Italia è stata pioniera e a lungo elemento trainante.
Questo, tra l’altro, è il motivo per cui non si può essere contrari alla globalizzazione, che è cosa ben diversa dal globalismo inteso come ideologia, si tratta piuttosto di governarla. Come ricordavamo, infatti, il rapporto tra la “polis” e il mondo, attraverso la mediazione del mare, è qualcosa che segna da subito la nostra civiltà.
Negli ultimi decenni, grazie all’affermazione della sensibilità ambientale, è sempre di più emersa una consapevolezza: perché questo rapporto continui in tutta la sua ricchezza e profondità, è necessario avere cura del mare. Non corrisponde al vero l’immagine che ne dava Nietzsche in “Aurora”, non è vero che “il mare si stende pallido e scintillante, non può dire parola”.
Il mare ci ha parlato molto negli ultimi decenni, ci ha raccontato molto della nostra incuria, dei nostri sprechi, del nostro vecchio vizio di vivere come in un eterno presente, mettendo tra parentesi il tema del futuro, che poi è fondamentalmente quello delle nuove generazioni, di voi ragazzi. Perché meritano anche loro, meritate anche voi, soprattutto voi, di conoscere quel legame col mare che si tramanda nella nostra storia fin dalle origini della nostra civiltà e soprattutto non è nostro diritto toglierglielo.
Allora, nella Giornata del Mare è importante ricordare che l’ecologismo autentico e non più rinviabile non è un ecologismo ideologico o nemico dell’economia ma, all’opposto, è per esempio un ecologismo che consenta al mare di continuare a essere fattore trainante di sviluppo.
Per questo trovo molto importante che quest’anno, oltre ai laboratori didattici, alle visite a centri di ricerca, alle lezioni interattive sull’ambiente marino e sui mestieri del mare, i nostri studenti abbiano la possibilità di visitare la Stazione Elicotteri di Luni, per esempio, e le Unità Navali della Marina Militare, quotidianamente impegnata nella valorizzazione sostenibile e nella difesa del mare in tutte le sue declinazioni, custode della cultura marinara.
Anche il concorso “La Cittadinanza del mare” riveste in questo senso un particolare significato. Nato dalla collaborazione tra il Ministero dell’Istruzione e del Merito e il Comando Generale delle Capitanerie di Porto e della Guardia Costiera, il concorso mira a rendere gli studenti cittadini attivi e consapevoli del mare e dell’ambiente, tutori della conservazione e valorizzazione di un bene vitale per il pianeta, nonché diffusori di una cultura di cui, storicamente e tradizionalmente, proprio il mare è portatore.
Il tema scelto per quest’anno – “Le fonti di energia in tempo di crisi e la loro sostenibilità”, con particolare riferimento alle fonti rinnovabili ed ai loro effetti sull’ambiente marino e costiero e sulle comunità che vivono in prossimità del mare – intercetta una questione chiave della contemporaneità.
Oltre alla crisi ambientale, è stata la guerra purtroppo ritornata nel cuore dell’Europa a farci comprendere quanto diversificare le fonti di energia, non solo dal punto di vista dei fornitori ma anche della tipologia di energia, sia oggi vitale.
Ricordiamo che mari e oceani ricoprono circa il 70% della superficie terrestre. Una riserva di energia inesauribile, dal potenziale enorme: l’Agenzia Internazionale per l’Energia stima che il potenziale dell’energia del mare, in tutto il mondo, possa generare tra i 20mila e i 90mila Terawattora di elettricità all’anno. Stiamo parlando di Terawattora, ovvero di miliardi di Kilowattora.
Sempre secondo l’Agenzia Internazionale, entro il 2050 l’energia marina si diffonderà prevalentemente nel Vecchio Continente, arrivando a soddisfare il 10% dei consumi elettrici, con una stima, fra l’altro, di ben 40mila posti di lavoro aggiuntivi. Ecco, dunque, un caso virtuoso di sostenibilità: lo sviluppo, per essere sostenibile, deve infatti anzitutto essere sviluppo.
Non sono ovviamente un tecnico in grado di entrare nei dettagli di queste previsioni, so però che, anche valorizzato come fonte di energia, il mare tornerebbe alla sua vocazione primaria, che noi italiani conosciamo molto bene: quella di essere culla di civiltà.
Perché, anche se nel frattempo il nostro orizzonte si è espanso molto al di là del Mediterraneo, si è espanso agli oceani, siamo sempre, come diceva Socrate, “rane intorno a uno stagno”.