Giorni cruciali per il futuro dell’Europa tra riarmo e disimpegno americano

di Emanuela Ricci

In un’Europa sempre più frammentata e un Occidente alle prese con tensioni geopolitiche crescenti, l’Italia gioca una partita complessa sulla difesa comune e la deterrenza nucleare. Il presidente del Consiglio Giorgia Meloni si trova a dover bilanciare le pressioni dell’Eliseo per un’iniziativa europea autonoma e la necessità di mantenere saldi i rapporti transatlantici, soprattutto con gli Stati Uniti.

Emmanuel Macron ha recentemente rilanciato l’idea di uno scudo nucleare europeo sotto la guida di Parigi, un progetto che prevede la deterrenza atomica come strumento di difesa comune per il Vecchio Continente. Tuttavia, l’Italia ha subito espresso perplessità, ritenendo che aprire ora il dibattito significherebbe accettare implicitamente un arretramento degli Stati Uniti dal contesto difensivo europeo, un’eventualità né certa né auspicabile. Meloni ha pertanto bocciato l’accelerazione francese, temendo che possa incrinare ulteriormente i già delicati rapporti tra l’Europa e Washington. In tal senso, il ruolo dell’Italia è quello di un “ponte” tra le due sponde dell’Atlantico, cercando di mantenere un’unità strategica tra i partner occidentali.

Sul fronte ucraino, la premier italiana è in costante contatto con Volodymyr Zelensky, con l’obiettivo di sostenere la resistenza di Kiev senza tuttavia compromettere la stabilità europea. Un elemento chiave della strategia italiana è la proposta di estendere l’Articolo 5 della Nato all’Ucraina, garantendole una protezione più ampia senza dover ricorrere a un impegno diretto delle truppe europee sul campo. L’idea, che ha trovato favorevole il Segretario Generale della Nato Mark Rutte, potrebbe rappresentare una soluzione per rafforzare la sicurezza dell’Ucraina senza una missione militare europea diretta, sulla quale l’Italia ha già espresso un netto rifiuto.

A complicare ulteriormente il quadro c’è, però, la decisione dell’amministrazione Trump di bloccare le esercitazioni congiunte della Nato in Europa e di trasferire 35.000 soldati americani dalla Germania all’Ungheria, dove il premier Viktor Orbán mantiene un rapporto privilegiato con il Cremlino. Questa mossa potrebbe ridurre la capacità di reazione dell’Alleanza in caso di escalation, aumentando la vulnerabilità del continente. Sul fronte, la perdita dell’intelligence satellitare americana per l’Ucraina rappresenta un altro punto critico, privando Kiev di un asset fondamentale nella difesa contro l’aggressione russa.

Di fronte a questi scenari incerti, il governo italiano, scrivono i maggiori quotidiani italiani, starebbe lavorando su un piano per rafforzare le proprie forze armate con l’arruolamento di 30.000-40.000 nuovi militari entro il 2027. Parallelamente, l’Italia parteciperà al prossimo vertice organizzato da Parigi sulla coalizione di “volenterosi” da impiegare in Ucraina una volta raggiunta la pace. Al riguardo, la linea del governo rimane chiara: nessuna missione senza il coinvolgimento di attori extra-europei e senza l’avallo delle Nazioni Unite.

Mentre la frattura tra Usa ed Europa si acuisce, la diplomazia italiana lavora per trovare un equilibrio tra difesa europea e alleanza atlantica. La prossima visita di Meloni alla Casa Bianca sarà cruciale per chiarire il ruolo dell’Italia nella strategia occidentale. Il dialogo con Scholz, von der Leyen e il futuro cancelliere tedesco Friedrich Merz potrebbe delineare il futuro della sicurezza europea. La posta in gioco è alta: un’Europa troppo dipendente dagli Usa potrebbe trovarsi isolata in caso di una futura amministrazione meno incline a difendere gli alleati storici, mentre una Nato divisa potrebbe aprire scenari imprevedibili sul fronte orientale. Giorgia Meloni gioca su più tavoli, ma il tempo per trovare una soluzione condivisa stringe.

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