(di Massimiliano D’Elia) Il presidente del Consiglio italiano Giuseppe Conte è a Mosca in questi giorni, in un momento davvero molto “caldo” per entrambi i paesi. Probabilmente l’Italia sta cercando una sponda di peso alla luce di due “faccende” davvero importanti per la salute e la vita del governo gialloverde. La bocciatura da parte della Commissione Ue della manovra economica e il vertice di Palermo del prossimo 12 e 13 novembre per la trattazione del dossier Libia.
La Russia, dal canto suo, è sotto pressione sia per le sanzioni economiche in atto sia per l’ultima trovata di Donald Trump, ovvero di annullare il trattato INF che dal lontano 1987 vieta l’uso di missili balistici a raggio intermedio. Mosca pensa all’Italia poichè considerato un paese strategico per la posizione geografica sia dal resto d’Europa sia dagli Stati Uniti.
La delegazione italiana è composta anche da un congruo numero di rappresentanti di varie aziende italiane, circa 20. 15 gli accordi commerciali in ballo del valore di 1,5 miliardi di euro. Anche due big tra le aziende italiane, la Pirelli, rappresentata da Marco Tronchetti Provera e l’Eni, con l’ad Claudio Descalzi.
Si parlerà di cooperazione bilaterale ma anche di Siria e di Libia. La speranza è che Putin possa sciogliere la riserva sulla partecipazione alla conferenza di Palermo del 12-13 novembre. Sarebbe un successo poichè a quel punto si eleverebbe il livello di partecipazione degli altri astanti. La Russia poi è molto vicino al Generale Kalifa Haftar, notoriamente contrario alla linea italiana e che boicotterebbe molto volentieri il vertice di Palermo a favore di elezioni nazionali entro il 10 dicembre, secondo gli accordi “non scritti” di Parigi, con al Sarraj, sotto la regia di Emmanuel Macron.
Avere l’appoggio di Mosca al vertice di Palermo significherebbe avere il consenso e l’eventuale partecipazione anche di Haftar, il signore della Cirenaica. Zona della Liba, da dove transitano i migranti e dove vi sono molti interessi italiani con l’Eni.
La questione della bocciatura della manovra economica da parte della Commissione Ue e la prossima interruzione del Quantitative Easing da parte del presidente della Bce Mario Draghi, sono un’altra spina del governo italiano, sotto pressione dalla quotidiana variazione del valore dello spread, sempre più tendente al rialzo, condizionato dagli umori della politica.
La ventilata ipotesi di un aiuto russo sul debito pubblico italiano (il fondo sovrano russo al momento vale 70 miliardi di dollari), potrebbe costituire una via d’uscita momentanea per il governo, ma una cambiale in bianco per il futuro. Le richieste russe potrebbero diventare, di volta in volta, sempre più “pressanti” e “pericolose” per la posizione italiana, storicamente filo-atlantica.