Attualmente l’azzeramento del tasso di interesse non sta producendo sensibili incrementi sugli investimenti e quindi gli effetti sul mercato reale sono troppo deboli. La causa si potrebbe attribuire alla mancanza di propensione ad investire, frutto di una forte sfiducia nei confronti del mercato, in quanto i consumatori sembrano recalcitranti ad acquistare.
Concordo con Keynes che occorrerebbe stimolare la propensione al consumo, ma non è semplice. I fattori per cui le famiglie non comperano beni o servizi sono molteplici, tra cui il rischio di perdere il lavoro, la percezione di un’elevata tassazione e la diminuzione del potere di acquisto, che genera paura nell’affrontare eventuali spese impreviste.
Dal punto di vista finanziario inoltre gli investitori si aspettano un rialzo improvviso dei tassi di interesse, per cui tendono a detenere più moneta nell’attesa di acquistare titoli con migliori rendimenti.
Tutto ciò comporta fenomeni deflattivi, quindi una riduzione della circolazione della moneta e dei consumi, che provocano bassi profitti agli imprenditori, i quali sono costretti a licenziare ed abbassare la qualità, a scapito della competitività aziendale.
La crisi inoltre si intensifica con la stretta monetaria attuata dalla Banca Centrale Europea, intenta a stabilizzare l’Euro, per rispettare gli accordi stabiliti dal trattato di Maastricht. Secondo Phillips è normale che nel breve periodo il tasso di inflazione è inversamente proporzionale a quello di disoccupazione, però sembrerebbe che il fenomeno si ripercuota anche nel lungo periodo.
Oltre a ciò per evitare rischi di insolvenza le banche si tutelano aumentando le riserve e diminuendo la concessione dei fidi. Tutto ciò contribuisce ad un ulteriore blocco della circolazione monetaria, che si ripercuote soprattutto sulle imprese di piccola dimensione con bassi rating bancari.
Personalmente, al contrario dei monetaristi, credo che le politiche monetarie espansive potrebbero migliorare alcune variabili macroeconomiche soltanto se fossero affiancate da altri provvedimenti, come piani economici di sviluppo; incentivi alle imprese per investire o assumere nuovo personale; diminuzione della tassazione; migliore distribuzione della spesa pubblica; riforma sul mercato del lavoro, che porti meno burocrazia e tutela dei lavoratori meritocratici, sia subordinati che autonomi.
Stefano Militello
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