Il movimento Houthi in Yemen è tornato a minacciare la navigazione nelle acque al largo della Penisola Arabica, intensificando la campagna “in solidarietà dei palestinesi di Gaza”. In un’escalation significativa, Yahya Saree, portavoce del gruppo filo-iraniano, ha rivendicato attacchi contro navi americane, prendendo di mira la portaerei USS Abraham Lincoln nel Mar Arabico e due cacciatorpedinieri nel Mar Rosso
di Emanuela Ricci
Il Pentagono ha confermato che le proprie navi sono state attaccate con droni e missili, ma ha smentito che la Lincoln fosse un obiettivo diretto. Secondo il portavoce Pat Ryder, due cacciatorpedinieri statunitensi sono stati colpiti mentre attraversavano lo stretto di Bab al-Mandab, un punto strategico tra il Mar Rosso e il Golfo di Aden. L’attacco ha coinvolto otto droni, cinque missili balistici antinave e tre missili da crociera, tutti intercettati con successo. La Lincoln sarebbe intervenuta successivamente, con i suoi jet che hanno fornito supporto alle operazioni contro gli Houthi.
IRAN. L’intensificarsi degli attacchi nel Mar Rosso seguono la visita del presidente israeliano Isaac Herzog a Washington, dove ha lanciato, insieme al presidente Joe Biden, nuovi avvertimenti contro l’Iran e i suoi alleati. Herzog ha definito l’Iran “l’impero del male” e il principale motore dell’antisemitismo, mentre Biden ha ribadito l’impegno incrollabile degli Stati Uniti per la difesa di Israele. Herzog ha inoltre espresso speranza che anche il prossimo inquilino della Casa Bianca ontinui a garantire il forte e determinante sostegno americano. Nel frattempo, il primo ministro israeliano Benyamin Netanyahu ha rivolto un appello direttamente al popolo iraniano, esortandolo a ribellarsi contro i propri leader. Netanyahu ha affermato che la Guida Suprema, Ali Khamenei, teme di più la propria popolazione rispetto alle minacce esterne, accusandolo di sprecare i miliardi del suo popolo in improbabili avventure militari. Questo è il secondo messaggio video di Netanyahu agli iraniani in pochi mesi, con l’obiettivo di fomentare il malcontento interno promettendo il sostegno di Israele e di altri paesi liberi.
LIBANO. Parallelamente, Ron Dermer, stretto collaboratore di Netanyahu, si trova negli Stati Uniti per discutere una possibile tregua con Hezbollah, il gruppo militante sostenuto dall’Iran in Libano. Nonostante un iniziale ottimismo da parte dell’inviato americano Amos Hochstein e il sostegno di Trump, la tv israeliana ha raccontato le prime difficoltà nei negoziati. Il piano prevede che il governo libanese supervisioni gli armamenti per impedire che finiscano nelle mani di Hezbollah, con l’esercito libanese come unica forza armata lungo la linea A nel sud del Libano. In caso di violazione dell’accordo, Israele manterrebbe la libertà di azione. Il conflitto continua a mietere vittime civili. Il ministero della Salute di Beirut ha riferito di 44 morti e 88 feriti a seguito degli attacchi israeliani nelle ultime 24 ore. Hezbollah ha risposto intensificando i lanci di razzi sul nord di Israele, uccidendo due persone. Razzi “molto potenti”, come li ha definiti Hezbollah, sono stati lanciati anche verso il centro di Israele, compresa Tel Aviv, in parte intercettata dai sistemi di difesa.
GAZA. Un episodio particolarmente grave ha visto un drone carico di esplosivo colpire un asilo nella città di Nesher, senza ferire i bambini presenti. Sul fronte meridionale, l’IDF ha annunciato di aver distrutto una postazione di lancio di Hamas nel nord di Gaza, prevenendo un attacco contro le comunità di confine. Tuttavia, i raid aerei e gli scontri continuano a causare perdite, con sei palestinesi uccisi a Deir al-Balah e quattro soldati israeliani morti nei combattimenti notturni nel nord della Striscia di Gaza.
Immagine generata con IA
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