Gli Houthi stanno intensificando i loro attacchi testando diverse opzioni tattiche per scoprire i limiti delle difese dei nemici. Hanno, pertanto, sperimentato un attacco a “sciame” lanciando contro gli obiettivi droni volanti, barchini, droni subacquei e mine
di Antonio Adriano Giancane
Gli attacchi nel Mar Rosso dei ribelli Houthi contro le navi in transito non si fermano, i raid della Prosperity Guardian sembrano non sortire grandi effetti, anche per via dei bunker e tunnel dove si riparano uomini e mezzi yemeniti. Così Usa e Gb starebbero pensando ad azioni mirate, utilizzando corpi speciali del calibro dei Navy Seal e SAS. Tanti sono i rischi ma altrettanto sono i benefici nel ripristinare la libertà delle linee commerciali marittime.
Le fotografie satellitari hanno evidenziato che il bombardamento, in territorio yemenita con droni e missili non ha provocato molti danni. I miliziani filo iraniani, in stile Hamas, possono contare su una rete di depositi e rifugi sotterranei che consentono di sfuggire ai raid occidentali. Rimanendo pronti a uscire e colpire le navi commerciali e militari presenti nel Mar Rosso.
Il Mar Rosso, nononostante l’importante presenza di operazioni militari internazionali, risulta ancora un’area altamente instabile. La fitta rete di cunicoli consente ai guerriglieri yemeniti di nascondere uomini, mezzi e munizioni. Una rete sotterranea solida e ramificata costruita con l’aiuto di finaziamenti e di eccelse capacità ingegneristiche iraniane. Così come Hamas riesce a resistere alla supertecnologia dell’esercito israeliano, gli Houthi riescono a tenere sotto scacco tutto l’Occidente rendendo il Golfo di Aden e il Canale di Suez tratti di mare off limit al tranisto del libero commercio marittimo. Notevoli sono le perdite in termini economici subiti dalle compagnie marittime ma anche da Stati come l’Italia che proprio da quel tratto di mare ricevono i container provenienti dall’Asia.
Il responsabile dell’US Central Command, Michael Kurilla, durante un’audizione al Senato americano ha sottolineato l’importanza di esercitare pressioni sull’Iran, l’unica in grado di far terminare gli attacchi dei ribelli. Tatticamente è stata rilevata l’importanza del supporto iraniano agli Houthi. Un esempio su tutti è l’apporto della nave “spia” Beshad presente nella zona da tre anni. E’ stato notato che gli attacchi degli Houthi sono diminuiti in maniera drastica quando la Beshad è stata costretta a rientrare nel porto di Gibuti per effettuare una manutenzione straordinaria, per via di un attacco cyber americano. Ritornata nel Golfo di Aden, i miliziani hanno intensificato nuovamente le loro azioni offensive.
Al momento gli Houthi stanno testando le difese messe in atto dalle navi militari internazionali, così come avvenuto con il nostro cacciatorpedieniere della Marina militare Caio Duilio. Venerdì, il Central Command degli Stati Uniti ha condotto un attacco preventivo per neutralizzare due missili anti-nave situati in un’area sotto il controllo degli Houthi. Fonti statunitensi hanno poi segnalato che alle 15:35, gli Houthi hanno lanciato missili in direzione del cargo Propel Fortune, ma fortunatamente l’attacco non ha avuto successo. Il giorno successivo, all’alba, si è verificato un secondo episodio, con almeno 28 droni kamikaze intercettati da una nave da guerra statunitense, oltre alle fregate Iver Huitfeldt (danese), Alsace (francese) e Richmond (britannica). Poco dopo, un portavoce del movimento filoiraniano ha affermato che sono stati impiegati 37 droni e altri dispositivi.
Gli Houthi stanno intensificando i loro attacchi testando diverse opzioni tattiche per scoprire i limiti delle difese dei nemici. Hanno, pertanto sperimentato un attacco a sciame, lanciando contro gli obiettivi droni volanti, barchini, droni subacquei e mine. Un saggio di quello che potrebbero lanciare, in maniera sistematica, contro le nostre navi che inevitabilmente, a fronte della saturazione dello spazio di difesa, potrebbero essere inesorabilmente colpite con danni inimmaginabili in termini di perdite di vite umane e di sistemi d’arma costosissimi.
Anche il leader Abdul Malik al Houthi ha illustrato i piani di attacco, indicando l’aumento progressivo degli attacchi nel Mar Rosso e anche contro Israele.
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