Il vice presidente americano Kamala Harris è arrivata in Africa, il suo primo tour istituzionale di nove giorni per convincere le autorità africane che l’avvicinamento americano è nell’interesse dello sviluppo e della crescita e non per contrastare le mire espansionistiche di Cina e Russia.
Il viaggio di nove giorni di Harris toccherà Ghana, Tanzania e Zambia, scelte perché stanno cercando di mantenere la democrazia di fronte alle pressioni economiche che agitano il continente, hanno riferito funzionari della Casa Bianca al WP. Harris aveva già incontrato i leader dei tre paesi durante il vertice USA-Africa di Washington a dicembre scorso.
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Il portavoce della Casa Bianca John Kirby ha detto ai cronisti che “l’Africa è importante, il continente è importante e le nostre relazioni in tutto il continente contano. Quindi si tratta molto dell’Africa – leader africani, nazioni africane – e non di nessun altro”.
Il viaggio di Harris è un ulteriore passo per cercare di ricucire lo srappo creato da Donald Trump che non ha mai visitato il continente e il cui riferimento ai “paesi di merda”, in una riunione a porte chiuse nel 2018, è stato visto da molti africani come diretto a loro in maniera offensiva.
Oltre a ospitare il vertice africano il presidente Biden ha annunciato il sostegno americano al desiderio dell’Unione africana, che rappresenta 55 Stati, di diventare un membro permanente del G20.
La signora Jill Biden ha visitato la Namibia e il Kenya a febbraio scorso mentre il segretario di Stato Antony Blinken si è recato in Niger ed Etiopia questo mese. Anche il segretario al Tesoro Janet L. Yellen e l’ambasciatore delle Nazioni Unite Linda Thomas Greenfield hanno visitato l’Africa, mentre il presidente Biden dovrebbe andarci quest’anno. Harris però ha una carta in più, una specie di asso nella manica per rompere il ghiaccio ed ammorbidire le posizioni di alcuni Stati africani: è stata la prima donna nera a vincere una carica eletta a livello nazionale negli Stati Uniti ed è di origini indiane e giamaicane. Harris andrà a Lusaka, in Zambia, dove suo nonno materno lavorava come ingegnere civile e dove è stata da bambina.
Sebbene la retorica e l’impegno americano siano aumentati, rimangono i dubbi su quanto cambierà effettivamente la politica degli Stati Uniti nei confronti dell’Africa sotto l’amministrazione Biden. L’invasione russa dell’Ucraina ha dominato la politica estera dell’amministrazione e il presidente ha ripetutamente suggerito che lo sforzo per contrastare l’influenza economica e militare della Cina sia al centro della sua strategia globale. Biden ha affermato che questo momento della storia mondiale riguarda la battaglia tra democrazie e autocrazie.
Però è difficile scardinare l’influenza cinese in Zambia. La Cina nel corso degli ultimi anni, ha costruito un centro congressi internazionale di prim’ordine, un importante ospedale pubblico e uno stadio nazionale, tutti costruiti, senza alcun costo per il governo locale.
Africa abbandonata durante e dopo la pandemia da coronavirus. Molte nazioni africane sono state duramente colpite dagli effetti economici della pandemia e si sono sentite lasciate indietro nella distribuzione dei vaccini – hanno ricevuto le fiale a ridosso della scadenza e senza la capacità di stoccaggio o distribuzione necessaria per vaccinare quante più persone possibili.
La guerra in Ucraina ha proposto un’altra sfida alle nazioni africane. Molti paesi del sud del mondo hanno sopportato il peso maggiore delle turbolenze economiche della guerra e hanno affrontato la carenza di fertilizzanti, carburante e cibo, spesso incolpando le sanzioni occidentali. Molte nazioni non hanno, pertanto, votato a favore delle risoluzioni delle Nazioni Unite che condannavano l’aggressione russa ai danni dell’Ucraina.
Durante il suo viaggio, Harris prevede di annunciare nuovi investimenti in Africa, in generale, nonché progetti specifici nei tre paesi che sta visitando, hanno detto i funzionari dell’amministrazione al WP.
Gli Stati Uniti cercano di incidere in Africa ma con sfrozi ancora non chiari per entità e strategia a lungo termine. Di fronte c’è la Cina che, nell’ambito della sua Belt and Road Initiative, ha invece investito miliardi di dollari in Africa per costruire porti, ferrovie, centrali elettriche e altri progetti in tutto il continente.
Funzionari dell’amministrazione Biden ammettono il ritardo e che sarà difficile contrastare Russia e Cina. I riferimenti sono anche storici perchè molti movimenti di liberazione africani che sono saliti al potere sono stati sostenuti dall’ex Unione Sovietica, mentre gli Stati Uniti a volte hanno sostenuto le forze di destra che, durante il loro mandato, hanno sistematicamente violato il rispetto dei diritti umani.
Zambia e Tanzania hanno praticato il socialismo dopo la fine del dominio coloniale, offrendo rifugio e aiuto alle forze anti-apartheid sudafricane in un momento in cui il presidente Ronald Reagan poneva il veto alla legislazione anti-apartheid a favore di un “impegno costruttivo”. Tali ricordi sono ancora molto vivi per alcuni africani.
In Africa, però, non sono presenti solo Cina e Russia ma anche Arabia Saudita, Turchia, Qatar e India.
Questo complica di molto lo sforzo americano nel tentativo di guadagnare il tempo perduto, di fronte ad un’assenza totale dell’Unione europea che non riesce ancora a riconoscere le opportunità del Continente nero, ricevendo in contropartita solo importanti flussi migratori difficili da continuare a gestire se continua il trend registrato nei primi mesi di quest’anno.