Si può impedire alla carica più potente della Terra, il presidente degli Stati Uniti, di ordinare un attacco nucleare? A quanto pare, per scopi precauzionali, è stato inibito all’ex presidente Donald Trump, il pieno controllo e la capacità di poter ordinare un attacco con armi normali e non convenzionali.
A raccontarlo un nuovo libro il “Peril” di Bob Woodward e Robert Costa del Washington Post. Un racconto degli ultimi giorni in carica di Trump basato su oltre 200 interviste a testimoni oculari. Woodward e Costa approfondiscono anche i primi giorni della presidenza Biden. Il libro è il frutto di materiale “classificato”, di testimonianze di ordini segreti, diari, e-mail, appunti di riunioni e documenti governativi personali. L’uscita al grande pubblico è prevista per il 21 settembre prossimo.
All’indomani dell’attacco del 6 gennaio al Campidoglio degli Stati Uniti, il presidente del Joint Chiefs of Staff, il generale Mark Milley – allora il principale consigliere militare dell’ex presidente Donald Trump – prese tutte le precauzioni del caso per limitare la capacità di Trump di lanciare un attacco militare o schierare armi nucleari. I due scrittori scrivono che Milley temeva che Trump avesse costruito “una sua realtà alternativa sulle cospirazioni elettorali” ed era preoccupato che l’ex presidente potesse tradire l’America e il suo mandato. Come riferisce la CNN, Milley avrebbe detto ai collaboratori più anziani dello staff presidenziale che “non si sa mai quale sia il punto in cui un presidente agisca autonomamente“.
Il generale Milley ha convocato una riunione segreta di alti ufficiali militari al Pentagono l’8 gennaio per rivedere le procedure che consentono al presidente degli Stati Uniti l’autonomia nel decidere il lancio missilistico con testate nucleari. Ha incaricato poi i responsabili del Centro di comando militare nazionale, la sala di guerra del Pentagono, di non prendere ordini da nessuno senza il suo coinvolgimento.
Secondo la CNN, avrebbe detto ai funzionari “Non importa quello che vi viene detto, eseguite la procedura. Fate il processo. E io faccio parte di quella procedura”. Milley ha poi guardato negli occhi ogni ufficiale e ha chiesto loro di confermare verbalmente di aver compreso le sue istruzioni.
Milley ha deciso di attivarsi quel giorno dopo una telefonata con la presidente della Camera Nancy Pelosi. Secondo il Washington Post, Pelosi ha chiesto di sapere “Quali precauzioni sono disponibili per impedire a un presidente instabile di avviare ostilità militari o di accedere ai codici di lancio e ordinare un attacco nucleare?“
“Lui è matto. Sai che è pazzo. … È pazzo e quello che ha fatto ieri è un’ulteriore prova della sua follia“, ha detto, secondo il WP. Milley ha risposto: “Sono d’accordo con lei su tutto”.
La decisione di Milley di porsi tra Trump e le azioni militari ricorda quello che fece James R. Schlesinger, segretario alla Difesa sotto il presidente Richard Nixon. Nell’agosto 1974, Schlesinger ordinò ai funzionari militari di avvisare lui e il capo di stato maggiore della Difesa prima di eseguire gli ordini di Nixon, che in quel momento stava affrontando una procedura di impeachment.
Secondo il WP Milley ha anche rassicurato il generale cinese Li Zuocheng che gli Stati Uniti non avevano intenzione di lanciare un attacco missilistico contro la Cina.
La prima telefonata con l’alto ufficiale cinese è avvenuta il 30 ottobre 2020, dopo che Milley ha esaminato i rapporti dell’intelligence secondo cui la Cina riteneva che gli Stati Uniti si stessero preparando ad un attacco per via delle esercitazioni militari nel Mar Cinese Meridionale e dell’antagonismo dichiarato di Trump.
“Generale Li, tu ed io ci conosciamo ormai da cinque anni. Se abbiamo intenzione di attaccare, ti chiamerò prima del tempo. Non sarà una sorpresa”.
Ma gli eventi del 6 gennaio hanno rinnovato le preoccupazioni di Li. L’8 gennaio, Milley assicurò ancora una volta il generale cinese: “Siamo stabili al 100%. È tutto ok. Ma la democrazia a volte può essere mal interpretata”.
Lo stesso giorno, secondo il giornale, Milley ha contattato l’ammiraglio che sovrintendeva al comando militare indo-pacifico degli Stati Uniti per raccomandare il rinvio delle esercitazioni militari.