Traffico di petrolio di Mosca al largo dell’Oceano Indiano, lontano dalle rotte commerciali. Repubblica riprende un’inchiesta del WSJ dove viene raccontata come Mosca aggiri le sanzioni con la complicità delle grandi aziende petrolifere globali.
Le compagnie di petrolio ricevono il 49 per cento del loro fabbisogno di greggio proveniente dalle aziende di Mosca. Per evitare i controlli basta dichiarare solamente la provenienza della quota maggioritaria. Di fatto due petroliere di diversa nazionalità – una è russa – si incontrano in mare aperto e trasbordano tutto il greggio su quella battente bandiera non russa.
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Le sanzioni occidentali vengono così sistematicamente raggirare da Vladimir Putin che non può rinunciare alle entrate dell’oil per continuare a sostenere lo sforzo bellico in Ucraina.
La flotta della compagnia statale Sovcomflot opera nei Paesi che non hanno decretato l’embargo, come Cina e India. L’Urals – il petrolio da esportazione russa, miscela di olio pesante degli Urali e del Volga con olio leggero della Siberia occidentale – arriva a Rotterdam e Anversa tramite una flotta fantasma.
La società di consulenza energetica Rystad, scrive Repubblica, ha pubblicato un report secondo cui la Russia ha aggiunto 103 navi cisterna nel 2022 grazie ad acquisti e alla riallocazione di navi che servivano l’Iran e il Venezuela, due Paesi — non a caso — sotto embargo petrolifero occidentale. Navi già registrate con bandiere di comodo con società che hanno sede a Dubai e Hong Kong.
Molte rotte risultano sospette. Una di queste è quella del Kazakistan che stranamente fornirà nel 2023 circa 1,5 milioni di tonnellate di petrolio alla Germania, con un possibile aumento in futuro a 7 milioni di tonnellate. Il governo kazako utilizzerà infrastrutture che passano in territorio russo, controllate dalle aziende di Mosca. Il Kazakistan è alleato di Putin e fa parte della Comunità degli stati indipendenti insieme a Russia, Armenia, Azerbaigian, Bielorussia, Kirghizistan, Moldova, Tagikistan e Uzbekistan.
La Cina, lo scorso anno, ha aumentato del 19% la quantità di greggio importato da Mosca. Poi c’è l’India che importa regolarmente il petrolio russo riuscendo ad aggiudicarsi forniture di lungo periodo a prezzi scontati. Secondo i numeri forniti dalla Kepler, l’import di greggio da parte dell’India è salito negli ultimi 8 mesi del 2022 da 2,5 a 21,8 miliardi di dollari, attestandosi come secondo paese importatore di greggio russo dopo la Cina.