Grillo manda in “caciara” il referendum su Rousseau: “Se voti “sì” vuoi dire “no”. Se voti “no” vuoi dire “sì”

(di Massimiliano D’Elia) Oggi dalle ore 10.00 alle ore 19.00 la base del M5S è chiamata ad intervenire direttamente sul destino dell’alleato Matteo Salvini, in riferimento al caso Diciotti e alla richiesta di autorizzazione a procedere da parte del Tribunale dei ministri di Catania.

II quesito referendario pubblicato già da ieri sul “Blog delle Stelle” porta avanti la tesi di Di Maio, Conte e Toninelli, ovvero che i migranti rimasero sulla nave perché il ministro degli esteri e il presidente del Consiglio stavano sentendo i leader degli altri Paesi europei perché accogliessero la loro quota di migranti.

Per il controverso referendum, questa volta il sommo vate, Beppe Grillo ha voluto metterci lo zampino criticando apertamente il sistema Rousseau, come noto non nuovo a polemiche su manipolazioni interne.

In un post Grillo ha buttato tutto in “caciara”: “Se voti “sì” vuoi dire “no”. Se voti “no” vuoi dire “sì“.  Siamo tra il comma 22 e la sindrome di Procusto!». Il riferimento è al libro Comma 22 di Joseph Heller che mostra come alcune finte alternative nascondano in realtà un’unica possibilità di scelta; mentre la sindrome di Procuste riguarda la frustrazione dei 5 Stelle di fronte ai successi di Salvini.

Anche la senatrice pentastellata Paola Nugnes è convinta che la formula non è chiara: “bisogna fare uno sforzo per votare diversamente dalle proprie intenzioni”. Il risultato è che i militanti sono smarriti: c’è chi parla di un «trucchetto», chi di un «quesito fuorviante e pericoloso» e chi si rivolgeva agli autori dell’interrogativo, sbraitando «Idioti! Ma qualcosa di semplice mai?», oppure li accusava di «ingenuità, ignoranza e imbecillità», derubricando la loro formula a un caso di «stupidario politico». Senza considerare i distratti che scrivevano «Voto No perché Salvini negò lo sbarco d’accordo con altri», salvo poi correggersi «Voto Sì perché il caso venga chiuso»; e i subdoli che auspicavano: «Spero che qualcuno voti No, sbagliando».

Votare Si, ovvero No significa fare un favore a Salvini, sottomettersi a lui e rinnegare uno dei principi cardine del Movimento, quello per cui «non ci si salva dai processi»? Buona parte degli iscritti la pensa così e non lo manda a dire. «Votiamo No per dimostrare che non siamo succubi alla Lega», è il commento più esplicito. «Siamo nati rivoluzionari per finire diversamente berlusconiani», «Negare l’autorizzazione a procedere significa concedere l’immunità a Salvini. Lui ne uscirà pulito, e noi nella merda, perché verremo criticati da tutti i media»; c’è poi chi accusa i vertici pentastellati di aver fatto la fine di Giuda: «Stiamo rinnegando il Movimento per meno di 30 denari»; di essersi svenduti l’anima al Belzebù Salvini («Ci spolperà vivi»); o di procurargli quasi un orgasmo politico («Salvini ci gode. E noi lo masturbiamo per bene»); e chi crede che, comunque vada, i 5 Stelle risulteranno traditori («Se votiamo Sì, tradiamo i nostri principi. Se votiamo No, tradiamo Salvini e mettiamo a rischio il governo»).

 Marco Travaglio in un editoriale sul Foglio si è spinto ad azzardare le sorti del M5S: “O si concede l’autorizzazione o è suicidio perfetto”.

Comunque vada sarà una vittoria per Salvini. La base dei 5S ha una sola possibilità: “Non votare”, per lanciare un chiaro segnale alla leadership pentastellata. 

 

Grillo manda in “caciara” il referendum su Rousseau: “Se voti “sì” vuoi dire “no”. Se voti “no” vuoi dire “sì”

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