“Ora più navi italiane nel Mediterraneo. Situazione cambiata, dobbiamo tutelare i nostri interessi, dobbiamo difendere gli italiani e gli interessi italiani in maniera diversa perché il Mediterraneo di oggi non è quello anche soltanto di 3 anni fa: ci vuole una nuova visione, una nuova presenza. Nessuna aggressività bellicista, ma qui le cose sono cambiate, dobbiamo rendercene conto”. Lo avrebbe riferito il ministro della Difesa Guerini ai suoi più stretti collaboratori. Nella scorsa riunione del Consiglio Superiore di Difesa, Guerini e Di Maio avrebbero condiviso questa nuova strategia.
(di Andrea Pinto) Questo è il pensiero del ministro della Difesa che è stato condiviso con gli alti ufficiali del suo Stato Maggiore, l’indiscrezione è stata riportata da Nigro su Repubblica. A smuovere il torpore in materia è stata la vicenda dei 18 pescatori sequestrati a Bengasi dalle milizie del generale Haftar. A quanto pare è stato sfiorato anche un incidente che avrebbe avuto un impatto di maggiori proporzioni, quello del mancato intervento della Marina Militare che la notte del sequestro era a 100 miglia dai 2 pescherecci con un cacciatorpediniere. La freddezza del comandante della nave militare italiana ha evitato, probabilmente, che l’intera vicenda degenerasse in situazioni difficilmente poi più gestibili.
Al riguardo abbiamo chiesto un parere all’Ammiraglio di Divisione (riserva), Nicola De Felice: “Dopo lo scandaloso comportamento governativo nella vicenda dei pescatori sequestrati in Libia, la prospettiva strategica italiana deve essere riportata – volenti o nolenti – sul mare. Da troppo tempo l’Italia ha voltato le spalle al Mediterraneo e ora ne sta pagando le conseguenze: sudditanza franco-tedesca, scarsa credibilità quale potenza decisoria nei confini vicini, politica migratoria disastrosa, politica estera evanescente ed infruttuosa a causa di Governi deboli e Ministri impauriti della stessa propria ombra. La storia ci insegna che la prosperità, lo sviluppo ed il benessere del popolo italiano è direttamente proporzionale alla sua capacità di deterrenza e dissuasione nei mari che lo circondano. Le pretese strategiche navali turche, la sfacciataggine algerina e croata attraverso le dichiarazioni unilaterali della Zona economica esclusiva, l’arroganza di Haftar nel citato sequestro sono solo le ultime conseguenze di una politica di Sicurezza nazionale inesistente. Occorre fissare degli obiettivi strategici, definire una strategia vincente e rimettere mano velocemente alla flotta navale e aerea italiana se vogliamo dare un futuro ai nostri figli”.
La vicenda dei 18 pescatori nel Mediterraneo
Il 1° Settembre scorso miliziani armati sequestravano dinanzi alle coste di Bengasi 2 pescherecci italiani con a bordo 18 marittimi, a 100 miglia nautiche vi era un cacciatorpediniere della nostra flotta militare il “Durand de la Penne“. Così come riporta la Repubblica, la Capitaneria di Porto veniva avvertita dai marittimi, alle ore 21,26 veniva rilanciato l’allarme alle Autorità militari italiane. La Marina Militare per ore rispondeva di essere pronta a intervenire, chiedendo ai pescatori di rallentare la corsa, di attendere un elicottero e poi la nave. La Marina quella notte però ha dovuto rinunciare all’intervento. Nei giorni successivi il ministro Guerini ha chiesto chiarimenti allo Stato Maggiore della Marina che in risposta ha avallato la decisione del comandante del “de la Penne” e della Squadra Navale. L’intervento era stato giudicato non possibile per la distanza e per il pericolo che innescasse una reazione contro i pescatori.