di Antonio Adriano Giancane
E’ di ieri la notizia che i terroristi di Hamas che hanno compiuto l’attacco nei kibbutz lo scorso 7 ottobre avevano al seguito degli opuscoli informativi di al Qaeda sulla costruzione e l’utilizzo di armi chimiche rudimentali. Oltre a Isis e Hezbollah ci sarebbe anche al Qaeda al fianco di Hamas, avvalorando sempre più la tesi della commistione di diverse frange estremiste estere che si sarebbero unite per colpire lo Stato di Israele in un momento storico, ovvero quando Tel Aviv stava cercando una sorta di normalizzazione dei rapporti con alcuni Stati arabi, Arabia Saudita in testa, per ottenere l’auspicato riconoscimento regionale e favorire l’interscambio commerciale nell’intera area. Una prospettiva che ha allarmato e non poco il nemico giurato di sempre, l’Iran (sciita) che nel corso della storia ha sempre identificato Israele come terzo incomodo nella culla dell’islamismo che risiede proprio in Medio Oriente, anche se a maggioranza sunnita.
Sul terrorismo che ha ripreso la scena dopo i recenti avvenimenti a ridosso della Striscia di Gaza è intervenuto ieri sera su Rete4 al Tgcom il presidente dell’Osservatorio Sicurezza di Eurispes, generale Pasquale Preziosa:
“In questa fase occorre favorire la descalation ed intraprendere la strada della giustizia e ragionevolezza. Stiamo parlando di terrorismo e il terrorismo non si vince con il carro armato, si vince con una metodologia specifica perché il terrorismo è uno stato della mente. Quindi è importante essere ragionevoli e colpire il terrorismo proprio nei punti più deboli, nella mente. Quindi è necessario adesso favorire la descalation e riportare tutto il discorso sul concetto di giustizia, cercando se possibile distinguere tra palestinesi e Hamas. La distinzione è importante! In tutto lo scenario occupa una posizione di livello il Qatar che ha mantenuto ottimi rapporti con l’Iran e ha fatto sovvenzionare Hamas che dal 2007 detiene il potere politico all’interno di Gaza.
In riferimento a Gaza è importante sottolineare che se non riceve importanti sovvenzioni dall’estero non può sopravvivere perché non produce un grosso Pil. Un dato su tutti: il 70 per cento dei giovani a Gaza è disoccupato e la disoccupazione crea questi grandi squilibri che portano poi anche verso il terrorismo. Quindi ci sono varie componenti tra le quali quelle delle condizioni economiche che compromettono l’intero quadro. Prima c’era il Libano con cui dovevi negoziare per le questioni palestinesi, ora, dal momento che il Libano è scomparso c’è il Qatar che si è offerto come mediatore così come è avvenuto anche con l’Afghanistan”.
Nel frattempo Tel Aviv ha deciso di temporeggiare e di non dare il via all’ingresso delle truppe a Gaza City, mentre Hamas, in cambio di carburante e generi alimentari, sta iniziando a rilasciare alcuni prigionieri prediligendo, per ora, anziani e bambini. Da rilevare che nella vicenda del rilascio dei prigionieri è stata determinante la mediazione di Egitto e Qatar.
Secondo fonti di Gaza, la conclusione di un accordo per il rilascio di alcuni ostaggi con doppia cittadinanza è attualmente in corso. Lo riporta il canale israeliano i24, sottolineando che la Croce Rossa è in procinto di accogliere un gruppo di circa 50 rapiti con doppia cittadinanza. Secondo le fonti, il trasferimento avverrà nella zona di Khan Yunis, nel sud della Striscia. Se non dovessero emergere nuovi ostacoli, si prevede che un accordo verrà raggiunto nelle prossime ore, riferisce i24. A seguito della mediazione sono stati sospesi i raid israeliani su Gaza, mentre un terzo carico di aiuti umanitari è arrivato nella Striscia di Gaza attraverso il valico al confine con l’Egitto. Sabato e domenica erano entrati attraverso Rafah 34 camion carichi di cibo, acqua, farmaci e forniture mediche.
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