In uno stadio a Gaza vengono ripresi prigionieri palestinesi, tra di loro anche alcuni bambini. Hezbollah avverte/minaccia l’Italia per aver preso parte alla coalizione del male, a seguito dell’invio della fregata della Marina militare Vittorio Fasan nel Mar Rosso a sostegno della missione americana Prosperity Guardian.
di Francesco Matera
ll generale iraniano Hossein Salami aizza la folla nel Libano del sud dopo l’uccisione del generale iraniano Seyed Razi Mousavi, avvenuta giorni fa a Damasco. Salami parla di una vendetta dura con l’auspicio di cancellare Israele dalla faccia della terra.
Uno dei capi di Hezbollah, Naim Qassem invoca ad una coalizione del bene fatta da Libano, Iran, Yemen, Iraq e palestinesi per fare fronte contro la coalizione del male formata da Stati Uniti, Israele, Francia, Gran Bretagna, Germania e Italia.
E’ la prima volta che l’Italia viene citata direttamente, rea di aver inviato la sua fregata Vittorio Fasan nell’area delle operazioni militari nel Mar Rosso. La nostra fregata sarebbe dovuta partire il prossino febbraio per unirsi alla missioine Ue denominata Atalanta: avrebbe solo anticipato la sua partenza in considerazione dell’emergenza in quel tratto di mare, snodo essenziale per il traffico marittimo commerciale mondiale. Diverse sono le compagnie marittime italiane colpite dalla crisi che coivolge la rotta che dal Canale di Suez, attraversando il canale Bab-el-Mandeb, collegano l’Oceano Indiano e il Mar Mediterraneo.
Le premesse non protendono per una distensione, anzi i venti di guerra soffiano più minacciosi. Ieri mai tanti missili e droni erano partiti verso Israele dalle postazioni di Hezbollah.
Il mondo islamico sciita è in subbuglio perchè l’uccisione del capo dei pasdaran Mousavi è stata paragonata all’uccisione del generale iraniano Qassem Soleimani avvenuta nel 2020 per mano americana. Gli Hezbollah probabilmente entreranno, con i loro attacchi, sempre più in profondità oltre il confine. Nel frattempo Israele ha inasprito gli attacchi nel Libano e in Siria nei dintorni di Damasco.
Tel Aviv starebbe anche pensando di far ritornare, a ridosso della Striscia di Gaza, gli oltre 100mila israeliani evacuati dai kibbutz. Permane il divieto di residenza, invece, nei villaggi vicino ai confini con il Libano, bersagliati dai colpi di Hezbollah.
Nel frattempo i negoziati di pace vanno a rilento. In queste ore una delegazione di Hamas sarà al Cairo anche se non si intravedono speranze alla proposta di pace egiziano-qatarina.
Il premier Netanyahu ha cambiato il ministro degli Esteri, sollevando le critiche interne mentre circola la proposta dell’esecutivo della costruzione un muro sotterraneo, lungo oltre 13 km e profondo cento metri, da costruire al confine di Rafah con l’Egitto. Una proposta che, però, non piace agli egiziani.
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