(di Luigi Alfano) La politica porta con sé un “fascino” intrinseco, capace di “ammaliare” e “inebriare”. Dagli ultimi eventi dello scenario politico trova risalto l’articolo di affari italiani (www.affaritaliani.it).
Un Carroccio più moderato e meno salviniano potrebbe facilitare l’avvicinamento tra i due Matteo. I rumor del Palazzo raccontano che i renziani potrebbero anche ipotizzare il sostegno a un esecutivo a guida Giancarlo Giorgetti, che rassicuri i mercati finanziari e i partner europei. Oltre ovviamente il Vaticano e le gerarchie della Chiesa con le quali l’ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio ha un ottimo rapporto consolidato da anni. Il pegno da pagare da Salvini per la caduta del governo Conte e il ritorno alle urne (comunque non scontato) sarebbe quello di dire addio al sogno di Palazzo Chigi, anche se qualche mese fa lo stesso Capitano rivelò come il suo obiettivo fosse quello di tornare a occuparsi di sicurezza e contrasto all’immigrazione clandestina, ovvero il Viminale.
Diversi esponenti di Forza Italia, dietro le quinte, starebbero tessendo la tela del dialogo tra renziani e Centrodestra. Tanto che l’ex ‘amazzone’ di Silvio Berlusconi Michaela Biancofiore è uscita allo scoperto: “Ci sono evidenti coincidenze di programmi tra Italia Viva di Renzi e l’intera coalizione di Centrodestra, che sono maggioranza nel Paese e in Parlamento. Ora serve solo un atto di coraggio di tutti i campioni in campo e la presa di coscienza che gli italiani vogliono una Squadra di governo siffatta che generi speranza, orgoglio, ideali definendo molto bene le righe della metà campo. Si tratta di scegliere tra il giocare nella parte del campo delle norme di civiltà, giustizia, intrapresa e idem sentire col popolo o di quella dello statalismo, giustizialismo e pezzentismo. Questo è lo choc che serve agli italiani e il più grande segno d’amore che gli italiani vorrebbero per San Valentino dai protagonisti su citati, ovvero che indossassero tutti la maglia sacra della nazionale politica italiana“.
Sottotraccia si profila quindi l’ipotesi di una coalizione e di un governo, che potrebbe anche non passare da nuove elezioni, tra l’attuale opposizione di Centrodestra e Italia Viva. Anche perché una fetta consistente di grillini di destra, stufa di governare con il Pd, potrebbe dare il proprio sostegno a Giorgetti premier, mantenendo magari Luigi Di Maio alla Farnesina. Ecco spiegate, forse, quelle parole di grande apprezzamento di qualche giorno fa per il ministro degli Esteri da parte dello stesso Giorgetti (‘Ha la schiena dritta, non è un opportunista’).
Altro ‘pegno’ da pagare da parte di Salvini potrebbe essere il Mattarella-bis, ovvero la rielezione nel 2022 al Quirinale dell’attuale Capo dello Stato. Un’altra delle condizioni, stando ai rumor, posta da Renzi. L’unico ostacolo – che potrebbe però essere un macigno – a questo scenario rivoluzionario per la politica italiana si chiama Giorgia Meloni. La leader di Fratelli d’Italia, infatti, non sarebbe affatto disposta ad appoggiare un esecutivo con Italia Viva e insiste per mantenere la coerenza e l’unità del Centrodestra che dovrà tornare al governo solo dopo nuove elezioni. Ma qualcuno fa notare che i numeri in Parlamento di FdI non rispecchiano i sondaggi attuali e che alla fine si potrebbe fare anche senza Meloni…”
Vico, noto filosofo napoletano, elaborò la teoria “dei corsi e ricorsi storici” con la quale sosteneva che alcuni accadimenti si ripetono con le medesime modalità e non a distanza di tempo. Il disegno “divino” a cui è soggetta la teoria tenderebbe a presagire un ritorno al passato, quindi si potrebbe presagire un’alleanza “allargata” nella quale si adagerebbe Italia Viva, con Matteo Renzi pronto a sostenere l’esecutivo a guida Giorgetti e a rientrare, così, nell’asset governativo anche attraverso la trend d’union con Matteo Salvini.
L’uno contro l’altro praticamente “amici”, parafrasando un film di Corbucci, i due Matteo con diverse personalità, il primo animato da una sana spregiudicatezza e il secondo meno rivoluzionario di quanto si è soliti pensare. Insieme sapranno abbracciare una politica più “unitaria”? Il cui scopo è fare gli interessi della “polis” (la città-stato), oppure sarà come rivivere il passato, tra sofferte alleanze e bucolici ostruzionismi? Il nodo gordiano presenta sullo sfondo la figura meno sbiadita di Mario Draghi, infatti alla domanda Mario Draghi Presidente della Repubblica? Matteo Salvini ha riposto “why not? Non avremmo controindicazioni, ma non decido io i destini altrui” (il fatto quotidiano del 3 dicembre 2019). In più, Fratelli d’Italia saranno disposti a svolgere il ruolo da “secondo pilota”, nell’attesa di ricevere gli ordini di “scuderia”? La “liaison” si mostrerà pericolosa e turbolenta oppure capace di governare?
Mario Draghi a quanto pare potrebbe cedere ai corteggiamenti di JP Morgan, con un ingaggio, secondo Il Tempo, stellare, dopo aver fatto persino pace con i tedeschi e non essendo sicuramente smanioso di impantanarsi in vicende italiane.
Per questo motivo un Mattarella bis sarebbe l’unica soluzione digeribile da parte dei due Matteo, pronti a salire sull’attuale diligenza senza necessariamente andare a nuove elezioni, con buona pace della “guerriera” Giorgia Meloni che verrebbe nuovamente relegata all’opposizione.