Il Rapporto della nostra intelligence intravede tra le nuove sfide anche il cambiamento climatico, quale concausa di crisi e minacce per il suo impatto su geopolitica, sicurezza alimentare, idrica, economica e sociale. Tutti fattori che possono alimentare, parimenti, anche la proliferazione del terrorismo.
di Andrea Pinto
Ieri i servizi di sicurezza italiani si sono incontrati per la presentazione della “Relazione sulla politica dell’informazione per la sicurezza”. Quest’anno più degli altri passati è stata massima l’attenzione delle istituzioni sulle risultanze delle analisi formulate dalla nostra Intelligence. Per rendere meglio l’idea dell’importanza del consesso, allo stesso tavolo sedevano il sottosegretario Alfredo Mantovano, in qualità di Autorità delegata per la sicurezza nazionale, il presidente del Copasir Lorenzo Guerini, i direttori dei servizi, Elisabetta Belloni (Dis), Giovanni Caravelli (Aise) e Mario Parente (Aisi).
Dalle risultanze del rapporto emerge che il quadro internazionale nel 2024 continua nel solco dell’instabilità specialmente per via di 67 consultazioni elettorali che interesseranno la metà della popolazione mondiale che vive in Nazioni che, insieme, detengono il 51 per cento del Pil globale. Un ulteriore velo all’incertezza, ormai diffusa, è dato dal pericolo incalzante dell’utilizzo della disinformazione per condizionare i cittadini che si apprestano a votare. I timori non provengono solo dagli esiti delle elezioni ma anche dal perdurare della guerra in Ucraina, in Medio Oriente e dall’instabilità nel Mar Rosso.
L’attacco del 7 ottobre scorso, a ridosso della Striscia di Gaza, potrebbe amplificare la propaganda islamica ed innescare qualche “lupo solitario” in Europa e di converso anche in Italia. “L’Italia – evidenzia il rapporto – si è confermata potenziale bersaglio per la sua centralità nel mondo cristiano, il suo impegno nella Coalizione anti-Daesh e la presenza di luoghi simbolo della storia occidentale come il Colosseo considerato… obiettivo di conquista privilegiato nel cuore dell’Europa miscredente”. Lo Stato Islamico ha diffuso, al riguardo, a giugno scorso un locandina in cui si vede un mujaheddin con il volto travisato, alle cui spalle sono raffigurati il Colosseo e la bandiera della Svezia. Proprio per questo la nostra intelligence, spiega il rapporto, continua a monitorare le attività dei militanti islamisti che negli anni passati hanno raggiunto il quadrante siro iracheno per unirsi a Daesh o ad altre formazioni terroristiche.
Osservata speciale è la Cina per le velleità nell’Indo-Pacifico e per l’annunciata volontà di riportare Taiwan sotto un’unica Nazione. Instabilità globale dovuta anche sconvolgimenti nel settore economico per spinte inflattive persistenti e aggressività nel campo dello spionaggio tecnologico.
“Viviamo un mondo complesso, gli choc geopolitici e geo-economici a cui siamo stati sottoposti hanno dimostrato che la sicurezza nazionale è frutto di una serie di fattori interconnessi” – spiega la Belloni sottolineando la “complessità del concetto di sicurezza nazionale”.
Il sottosegretario Mantovano evidenzia come la difesa di patrimoni tecnologici indispensabili per lo sviluppo degli assetti industriali del paese è una funzione predominante dell’Intelligence: “Se si guarda all’attività della “golden power” la struttura che vigila sulle partecipazioni straniere potenzialmente rischiose i numerici dicono che si è passati dalle 83 notifiche nel 2019 alle 577 del 2023”.
In tale ambito la Cina è risultata la più attiva sempre pronta a sfruttare le debolezze del settore industriale italiano per acquisire, grazie alle partecipazioni societarie, preziosi segreti tecnologici. Per difendere l’interesse nazionale l’intelligence deve dunque estendere il campo d’azione. Ma deve anche garantire ai cittadini quella che Elisabetta Belloni, Direttrice del Dipartimento informazione per la sicurezza, definisce la comprensione delle grandi questioni trasversali, riferendosi al monitoraggio dello sviluppo dell’Intelligenza Artificiale. Al riguardo, Mantovano ricorda che la tecnologia emergente “rende sempre più difficile distinguere vero e falso accentuando i rischi della disinformazione”. In questo settore l’intelligence “deve lavorare sulla Rete verificando la tracciabilità delle informazioni e controllando la reale identità dei profili che le diffondono”.
Capitolo a parte merita il continente africano dove la recrudescenza del terrorismo di matrice islamista continuerà ad alimentare i colpi di stato, utilizzando come dissuasione l’arma ibrida dei flussi migratori. Un continente dove Russia e Cina ma anche Turchia ed Iran stanno mettendo radici profonde con l’intento di polarizzare il Sud del Mondo in un’unica direzione antiamericana e antioccidentale.
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