“Per molto tempo, la Cina e l’Iran hanno avuto una cooperazione commerciale aperta, trasparente e normale nei settori degli affari, del commercio e dell’energia, che è ragionevole, equo e legale. Questo non viola le risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite o gli impegni internazionali promessi dalla Cina, né nuoce agli interessi di nessun altro paese, e dovrebbe essere rispettato e protetto”.
Queste le parole del ministero degli Esteri del Paese asiatico pronunciate a seguito del monito lanciato dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump che aveva dichiarato che le società che intrattengono rapporti commerciali con l’Iran sarebbero state escluse dagli Stati Uniti.
La Cina ha già difeso le sue relazioni commerciali con l’Iran dichiarandole aperte e trasparenti, mentre le sanzioni statunitensi sull’Iran sono entrate in vigore nonostante le richieste degli alleati di Washington.
Il ministro degli Esteri cinese ha poi aggiunto che usare sanzioni con il minimo pretesto o minacciare qualcuno non risolverà il problema, solo il dialogo e i negoziati sono la vera strada per risolvere il problema”.
La Cina, il principale cliente petrolifero dell’Iran, acquista circa 650.000 barili al giorno di greggio da Teheran, ovvero il 7% delle importazioni totali di greggio in Cina. Ai tassi di mercato correnti, le importazioni valgono circa $ 15 miliardi all’anno.
Le imprese energetiche statali CNPC e Sinopec hanno investito miliardi di dollari in importanti giacimenti petroliferi iraniani come Yadavaran e Azadegan settentrionale e hanno inviato petrolio in Cina.
I paesi europei, sperando di persuadere Teheran a continuare a rispettare l’accordo nucleare, hanno promesso di cercare di ridurre il colpo delle sanzioni e di spingere le loro imprese a non ritirarsi.
Ma ciò si è dimostrato difficile, e le aziende europee hanno lasciato l’Iran, sostenendo che non possono rischiare i loro affari negli Stati Uniti.