(di Massimiliano D’Elia) Gli effetti della guerra in Ucraina si fanno sentire a livello globale. Se in Africa si è prossimi al collasso, con sviluppi di instabilità imprevedibili, per la mancanza di grano e cereali provenienti da Ucraina e Russia, per molti altri paesi gli effetti delle sanzioni imposte alla Russia stanno scatenando una sorta di effetto “boomerang” che inesorabilmente li colpisce all’interno intaccando l’economia reale e quindi direttamente i propri cittadini.
IRAN. La guerra in corso e il blocco delle esportazioni di grano alla Russia hanno reso ancora più complicata la situazione in Iran dove la gente è scesa in piazza in almeno 40 città per dimostrare contro l’aumento dei beni di prima necessità e contro le politiche messe in campo dal neo eletto presidente ultraconservatore, Ebrain Raisi.
In Iran con un inflazione pari a circa il 45% e con l’85% della popolazione che vive al di sotto della povertà il governo centrale è dovuto correre ai ripari per proteggere la popolazione dall’aumento incontrollato dei prezzi di beni primari, come pane, latte, uova e formaggi.
Fra due mesi partirà, pertanto, un esperimento che potrebbe essere replicato a livello mondiale dai paesi con forti difficoltà inflattive. Teheran ha deciso che per comprare il pane, a prezzo calmierato, servirà una carta digitale, un nuovo sistema biometrico per razionare gli alimenti. Il microchip di questo insolito “green pass” conserva le impronte digitali, l’iride e le immagini del volto dei titolari. Il credito concesso dallo Stato è limitato e sempre consultabile per verificare quanto pane si può ancora acquistare nel corso del mese. Dopo la prima fase sperimentale per l’acquisto del solo pane, il metodo potrebbe essere utilizzato per tutti i beni alimentari. Molti osservatori sostengono che gli ayatollah utilizzeranno il sistema della carta digitale non solo per combattere l’inflazione ma anche per avere un database aggiornato e sempre consultabile sulla popolazione.
Boomerang energetico
Sulla questione energetica ci si muove in ordine sparso. L’Italia, pur avendo stretto importanti collaborazioni future con paesi africani per la fornitura di gas e petrolio è ancora dipendente dal gas russo per il 40%, almeno fino al 2024/25. Pertanto siamo costretti ad acquistare il gas russo e pagarlo in rubli grazie ad un artifizio finanziario suggerito da Gazprom per aggirare le sanzioni occidentali (pagamento in euro con apertura di un conto corrente presso la banca di Gazprom stessa per girare i bonifici nella valuta imposta da Putin per le transazioni energetiche). Per ora al di là della retorica e dell’espulsione di 24 diplomatici italiani, Mosca non ha chiuso i rubinetti a Roma, al netto di qualche velata minaccia.
La Russia ha però chiuso i rubinetti del gas alla Finlandia, colpevole del suo avvicinamento alla Nato, con la presentazione della richiesta di adesione. Ufficialmente Mosca avrebbe punito Helsinki perché ha rifiutato di pagare il fornitore Gazprom in rubli. Con la stessa motivazione la Russia ha già interrotto il mese scorso le forniture di gas alla Polonia e alla Bulgaria.
La Finlandia corre ai ripari
Il governo finlandese si e’ detto pronto a fronteggiare la situazione, quanto meno per l’intera stagione estiva, e allo stesso tempo determinato a fare riferimento a varie fonti alternative prima dell’arrivo del lungo inverno nordico. Nel 2021, secondo i dati di Gazprom, la Finlandia ha acquistato dalla Russia 1,49 miliardi di metri cubi di gas naturale, pari a circa due terzi del consumo del Paese. Si tratta di una quota compresa tra il 6 e l’8% dell’energia utilizzata della Finlandia. La compagnia energetica finlandese Gasum ha affermato che compensera’ la carenza attraverso il BalticConnector, che collega la Finlandia all’Estonia, e ha assicurato che le stazioni di servizio funzioneranno normalmente.
Secondo quanto scrive il quotidiano Helsingin Sanomat, il gasdotto convogliera’ in Finlandia il gas ottenuto dal grande impianto di stoccaggio di Incukalns in Lettonia e da quello galleggiante a Klaipeda, in Lituania. Tuttavia, in inverno la capacita’ del BalticConnector potrebbe essere un problema: secondo Mika Wiljanen, presidente e Ceo di Gasum, l’uso di gas durante la stagione invernale ha raggiunto fino a circa tre volte la capacita’ del gasdotto.
Helsinki però è corsa ai ripari annunciando di aver firmato con la Excelerate Energy, con sede negli Stati Uniti, il noleggio decennale di una nave terminal GNL, per ricevere e immagazzinare gas naturale liquefatto. Verra’ ormeggiata nel Golfo di Finlandia e dovrebbe essere pronta per operare entro il prossimo inverno.