L’impegno militare degli Stati Uniti nel Pacifico è stato evidenziato in un incontro alla Casa Bianca tra i leader di Stati Uniti e Giappone. Ma dietro le quinte, questa rinnovata attenzione all’Asia ha scatenato un feroce dibattito all’interno di uno dei corpi militari più celebri, I Marines. .
Ex comandanti dei marines attaccano l’attuale leadership per via di un piano che prevede di adattare l’addestramento in funzione di un potenziale conflitto contro la Cina. Il progetto è chiamato Force Design 2030.
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L’ex segretario della Marina degli Stati Uniti ed ex senatore della Virginia, Jim Webb, che ha servito come ufficiale della marina nella guerra del Vietnam, sul Wall Street Journal, ha descritto Force Design 2030 come “insufficientemente testato” e “intrinsecamente imperfetto”. Ha avvertito che il piano “ha sollevato seri interrogativi sulla saggezza e sul rischio a lungo termine di drastiche riduzioni della struttura delle forze, dei sistemi d’arma e dei livelli di efficienza della unità che avrebbero subito perdite costanti nella maggior parte degli scenari di combattimento”.
Il piano è stato lanciato nel 2020 dal comandante generale del Corpo dei Marines David H Berger e ha lo scopo di equipaggiare i Marines per un potenziale conflitto con la Cina nella regione indo-pacifica piuttosto che in guerre come in Iraq e Afghanistan.
Il nuovo piano prevede i marines combattere in operazioni diverse ed in diverse piccole isole di un arcipelago. Le unità saranno più piccole, più distribuite, ma avranno nuovi più potenti sistemi d’arma.
Il piano prevede riduzione di personale e carri armati. Circa tre quarti delle sue batterie di artiglieria trainate verranno sostituite da sistemi a razzo a lungo raggio. Verranno tagliati diversi gruppi di elicotteri.
Il budget per i nuovi sistemi d’arma, per un totale di 15,8 miliardi di dollari, saranno finanziati dai tagli che ammontano a circa 18,2 miliardi di dollari.
Oltre ai nuovi sistemi di artiglieria, ci saranno nuovi missili anti-nave che possono essere lanciati da terra e nuovi droni. L’obiettivo è quello di equipaggiare e addestrare il Corpo dei Marines per un nuovo tipo di guerra che i combattimenti in Ucraina hanno già prefigurato.
Il principale fattore guida di Force Design 2030 è ciò che il comandante dei marines definisce operazioni distribuite, suddividendo grandi forze in unità più piccole ampiamente distribuite ma assicurando che abbiano una potenza di fuoco che possa fare davvero la differenza.
L’utilità e l’importanza dei veicoli aerei senza pilota (UAV), artiglieria missilistica e la capacità di colpire a grande distanza con grande precisione sono stati tutti sottolineati nella guerra Russia-Ucraina e fanno parte integrante dei nuovi piani dei Marines. Ma il loro campo di battaglia previsto è molto diverso: non le foreste e le steppe dell’Ucraina, ma catene di isole che si estendono attraverso la vasta distesa dell’Oceano Pacifico.
Force Design 2030 è un programma in continua evoluzione. Ci sono già stati cambiamenti e ce ne saranno altri. E mentre la direzione del percorso è stata stabilita, ci sono ancora enormi problemi da risolvere, non ultime le sfide logistiche poste da una forza che potrebbe essere distribuita su una vasta area.
Il trasporto anfibio giocherà un ruolo chiave. E come spiega Nick Childs, Senior Fellow for Naval Forces and Maritime Security presso l’IISS di Londra, saranno necessari nuovi tipi di navi.
“Fare affidamento solo sulle loro grandi navi anfibie tradizionali li renderebbe troppo vulnerabili ai tipi di armi moderne che probabilmente dovranno affrontare“, afferma. “Quindi saranno vitali nuovi tipi di navi più piccole in numero maggiore, in modo che il Corpo dei Marines possa operare in modo più agile e disperso”.
Ma ottenere più navi non sarà facile nel breve e medio periodo. Una nuova sfida è appena iniziata.