di Antonio Adriano Giancane
L’Africa, con il suo 30% delle risorse naturali mondiali e il 14% della popolazione globale, è oggi al centro di una rinnovata competizione internazionale. Questo continente, storicamente sottovalutato, si sta rivelando sempre più strategico, divenendo terreno di confronto tra diverse medie potenze emergenti come Turchia, Brasile e Russia. Il crescente interesse verso l’Africa potrebbe rappresentare un’opportunità senza precedenti per i Paesi africani, offrendo loro la possibilità di negoziare accordi economici più vantaggiosi e di rivendicare un ruolo più influente nel panorama globale. Tuttavia, non mancano i rischi legati a questa nuova dinamica.
Nonostante l’Africa sia straordinariamente ricca di risorse naturali, essa continua a essere la regione con il più alto tasso di povertà al mondo: ben il 43% della popolazione mondiale che vive in condizioni di estrema povertà risiede proprio qui. Questa combinazione di abbondanza naturale e vulnerabilità economica ha attirato l’attenzione di nuovi investitori globali, mentre l’influenza storica di Stati Uniti ed Europa ha progressivamente perso vigore. Il vuoto lasciato dalle potenze occidentali è stato rapidamente colmato da nuovi attori come Cina, India e gli Stati del Golfo, che hanno intensificato la loro presenza in Africa alla ricerca di risorse fondamentali per la transizione energetica globale, tra cui cobalto, litio, manganese e rame.
Tuttavia, l’esperienza insegna che gli investimenti stranieri in Africa sono spesso caratterizzati da un approccio predatorio. La Cina, per esempio, pur avendo contribuito allo sviluppo di infrastrutture essenziali, è stata criticata per pratiche di sfruttamento ambientale e per aver aggravato il debito di molti Paesi africani. Questo modello di sviluppo rischia di rafforzare la dipendenza economica e politica del continente dalle potenze straniere, anziché promuovere una crescita sostenibile.
In questo contesto, è cruciale che le medie potenze evitino di ripetere gli errori delle potenze coloniali e post-coloniali. L’Africa non deve essere vista soltanto come un fornitore di risorse o una pedina nelle strategie geopolitiche globali, ma come un partner con cui costruire un futuro condiviso. Per realizzare questo obiettivo, è necessario adottare un approccio agli investimenti che sia etico e sostenibile, focalizzato sullo sviluppo inclusivo, sulla creazione di economie locali resilienti e sul miglioramento del tenore di vita delle popolazioni africane. Gli investimenti devono essere accompagnati da trasferimenti di conoscenze, creazione di posti di lavoro locali e rispetto per l’ambiente.
Parallelamente, è fondamentale che i Paesi africani adottino politiche più assertive e responsabili. I leader africani devono superare gli interessi personali e lavorare per il bene comune, utilizzando la competizione tra le potenze straniere come leva per ottenere accordi che apportino benefici reali alle loro nazioni. Solo attraverso un impegno concreto per lo sviluppo sostenibile e inclusivo si potrà evitare che gli investimenti stranieri alimentino conflitti interni, spesso legati a ingiustizie economiche e disuguaglianze sociali.
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