In Afghanistan, i diritti delle donne sono stati drasticamente violati da quando i Talebani hanno ripreso il potere nell’agosto del 2021. Le donne sono state progressivamente escluse dalla vita pubblica attraverso una serie di restrizioni che le privano dell’accesso all’istruzione, al lavoro e persino della libertà di movimento. Provvedimenti come il divieto di frequentare scuole e università, l’obbligo di indossare il burqa e la proibizione di lavorare in alcuni settori hanno segnato un drammatico ritorno a un regime di oppressione che nega alle donne i diritti fondamentali.
di Antonio Adriano Giancane
Il 31 agosto 2021 segna una data storica per l’Afghanistan: con la partenza dell’ultimo aereo militare statunitense, i Talebani tornano ufficialmente al potere. Dietro a questo momento di celebrazione per il nuovo regime però si nasconde un destino cupo per le donne del Paese. Da quel giorno infatti, la loro condizione è peggiorata drasticamente con l’introduzione sistematica di misure che hanno gravemente limitato i loro diritti e la loro libertà.
Uno dei primi provvedimenti a colpire duramente le donne è stato il divieto di accesso all’istruzione superiore. Le ragazze e le donne non possono più frequentare scuole secondarie, licei e università, il che le ha private non solo della possibilità di formarsi e costruire un futuro professionale, ma anche di contribuire allo sviluppo intellettuale del Paese. Anche le insegnanti sono state allontanate dai loro ruoli, privando il sistema educativo afghano di una componente essenziale e riducendo ulteriormente la presenza delle donne in questo settore.
Le restrizioni, però, non si fermano qui. Le donne afghane non possono più partecipare a molte attività quotidiane considerate normali in altre parti del mondo, come fare sport all’aria aperta o camminare liberamente per strada. Oltre a questo, devono conformarsi a un rigido codice di abbigliamento che le obbliga a coprire interamente il corpo, incluso il viso. In molte regioni, il burqa è nuovamente diventato obbligatorio, trasformandosi in un simbolo di isolamento, sia fisico che simbolico, per le donne che lo indossano.
Un altro duro colpo è stato inferto alla loro capacità di lavorare. Le donne non possono più impiegarsi nelle organizzazioni non governative, un settore che in passato ha rappresentato una delle poche vie per l’indipendenza economica e per la partecipazione ai programmi di aiuto umanitario. Questo divieto non solo priva molte donne di un mezzo di sostentamento, ma riduce anche la capacità delle ONG di fornire assistenza vitale alla popolazione afghana.
La situazione delle donne afghane ha attirato l’attenzione internazionale. Di recente, quattro Paesi — Germania, Australia, Canada e Paesi Bassi — hanno accusato i Talebani di violazioni gravi e sistematiche del trattato delle Nazioni Unite sui diritti delle donne. Questi governi hanno annunciato l’intenzione di portare i Talebani davanti alla Corte internazionale di giustizia, il più alto tribunale delle Nazioni Unite, per rispondere delle loro rigide e ampiamente criticate restrizioni nei confronti delle donne.
Durante l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite a New York, i ministri degli Esteri di questi quattro Paesi hanno condannato apertamente la discriminazione di genere subita dalle donne e dalle ragazze in Afghanistan, dichiarando che la situazione non solo non è migliorata, ma sta peggiorando. Nonostante ripetuti appelli affinché i Talebani rispettino il diritto internazionale e aboliscano tutte le restrizioni contro le donne, il regime continua imperterrito nella sua politica di oppressione.
Secondo i quattro Paesi promotori dell’iniziativa, l’Afghanistan deve essere chiamato a rispondere delle sue violazioni del trattato internazionale noto come Convenzione sull’eliminazione di tutte le forme di discriminazione contro le donne. Se la Corte internazionale di giustizia discuterà il caso, sarebbe la prima volta che il massimo tribunale delle Nazioni Unite si occupa della violazione di questo trattato. Un passaggio che potrebbe dare alle donne afghane una nuova piattaforma di visibilità a livello globale nella loro lotta per i diritti.
Tuttavia, nonostante le donne afghane si mostrano entusiaste della possibilità di far ascoltare la loro voce attraverso questo canale legale internazionale e la denuncia internazionale e gli sforzi per portare i Talebani davanti alla Corte internazionale di giustizia, il futuro dei diritti delle donne in Afghanistan appare cupo. Le decisioni legali, seppur simbolicamente potenti, rischiano di restare inefficaci di fronte alla determinazione del regime talebano, che ha già dimostrato la sua indifferenza verso le pressioni esterne. La repressione delle donne continua senza segnali di miglioramento, con un Paese sempre più isolato dal punto di vista dei diritti umani. Mentre l’attenzione internazionale rappresenta una speranza, il percorso per un cambiamento reale sembra lungo e incerto, lasciando le donne afghane intrappolate in un futuro in cui la loro libertà e dignità sono costantemente minacciate.
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