Il fallimento del lancio del  razzo italiano Vega, frutto di un sabotaggio. L’arresto della spia russa a Napoli potrebbe chiarire il retroscena

Italia tra Mosca e Pechino, alla base un lancio di un vettore spaziale fallito, razzo prodotto in Italia dall’Avio (gruppo Leonardo) di Colleferro (Roma). A riferirlo come riporta Il Messaggero, fonti di primo spicco dei servizi segreti italiani. #Avio, potrebbe essere stata vittima di un sabotaggio per via degli intrighi che l’intelligence ha messo in relazione tra il manager Aleksandr Korshunov e l’ex dipendente dell’Avio Aero (gruppo General Electrics) finito sotto indagine, Maurizio Paolo Bianchi.

Il fallimento del lancio del razzo  ha provocato il crollo in Borsa della società italiana con forti ripercussioni sulla reputazione della stessa. L’arresto di Aleksandr Korshunov potrebbe meglio chiarire quanto accaduto appena due mesi fa a quasi 8mila chilometri di distanza dall’Italia.

Il  10 luglio scorso l’Esa, l’Agenzia Spaziale Europea, aveva programmato  il lancio di un satellite dalla Guyana francese. L’obiettivo era mandare in orbita il Falcon Eye 1, un satellite militare di osservazione terrestre ad alta risoluzione per le forze armate degli Emirati Arabi Uniti. Il missile, il Vega 15, che trasportava il satellite era stato prodotto negli stabilimenti di Colleferro dell’Avio. Dopo due minuti dal lancio razzo e carico finirono in mare dopo un’anomalia. È il primo fallimento dell’azienda italiana, giudicato sin da subito molto anomalo, dopo ben 14 missioni riuscite. Vega, acronimo di Vettore europeo di generazione avanzata, è un vettore operativo in uso alla Arianespace, sviluppato in collaborazione dall’Agenzia Spaziale Italiana (Asi) e l’Agenzia Spaziale Europea (Esa) per il lancio in orbita di piccoli satelliti. L’Esa avviò subito una commissione d’inchiesta che ha concluso i suoi lavori appena giovedì scorso. “Sulla base delle osservazioni relative ai pochi millisecondi attorno all’anomalia hanno scritto gli analisti europei – la Commissione ha identificato come la causa più probabile un guasto termostrutturale nell’area della cupola anteriore del motore Z23. Altre possibili cause, come l’attivazione involontaria del sistema di neutralizzazione, sono state ritenute improbabili”.

Inoltre non sono state trovate prove di un atto doloso. Fin qui le analisi della commissione incaricata dall’Esa, ma in Italia la relazione, pur ritenuta attendibile, non ha convinto del tutto perché al puzzle ricostruito dalla commissione potrebbero mancare alcuni pezzi fondamentali che ora potrebbero fornire le indagini avviate con l’arresto del manager russo a Napoli.

Per chiarire la vicenda vi fu subito la mobilitazione dei nostri Servizi con due delegati militari che avviarono un’istruttoria altamente riservata. Le conclusioni italiane non sono state rese ancora note e ad alimentare i sospetti non ci sarebbe solo il razzo, ma il carico che stava trasportando: quel Falcon Eye, il primo satellite spia degli Emirati Arabi.

Avio e General Electric

Avio ha rapporti molto intensi con General Electric a cui ha ceduto Avio Aereo per 3,3 miliardi di euro, la società che, secondo l’Fbi, è al centro degli interessi del manager russo. Dietro questi movimenti russi si sospetta possano esserci altri tecnici infedeli, magari corrotti  economicamente dai russi, che hanno causato il fallimento della missione Vega.  Il risultato del probabile sabotaggio è comunque “dirompente”: ostacolate le mire degli Emirati  Arabi Uniti e messo  in ginocchio un fiore all’occhiello dell’industria spaziale italiana.

Il fallimento del lancio del razzo italiano Vega, frutto di un sabotaggio. L’arresto della spia russa a Napoli potrebbe chiarire il retroscena

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