(di Massimiliano D’Elia) Ieri è stata inviata una lettera a firma della vicepresidente, Valdis Dombrovskis, e del commissario agli Affari economici, Paolo Gentiloni al presidente dell’Eurogruppo Mario Centeno. Oggi ci sarà la videoconferenza dei ministri delle finanze del’eurozona. Nella lettera veniva evidenziato che per quanto riguarda i fondi del Mes (2 per cento del Pil di ogni paese) non ci sarà alcun intervento della Troika (Bce, FMI e Commissione) ma solo controlli da parte della Commissione sulle spese sanitarie dirette e indirette fatte con i fondi. (per l’Italia in base al Pil, parliamo di poco meno di 37 miliardi di euro).
Come scrive Milano Finanza resta invece la sorveglianza post-programma, finché non sarà rimborsato fino al 75% del prestito, applicandosi, di fatto, l’articolo 14 del Regolamento, tranne i commi (2) e (4). Questa è la nota dolente che prevede interventi esterni di sorveglianza e probabili indirizzi, quindi, sulla politica economica dei paesi Ue che non riescono ad onorare i propri debiti.
Gli occhi dei ministri finanziari sono ora però, tutti puntati sul Recovery Fund che sarà legato al bilancio Ue 2021-27 e successivi, ma ad oggi è un contenitore ancora vuoto. Una potenza di fuoco quella del Recovery Fund che porterebbe all’Unione europea iniezione di liquidità pari al oltre 1500 miliardi, da affiancare ai 540 miliardi già previsti da impegni di Bce, Bei, Fondo Sure e Mes. (l’Italia avrebbe a disposizione circa 90 miliardi di euro già dal prossimo mese).
Il punto difficile da dirimere dell’enorme liquidità del Recovery Fund (1500 miliardi) è la modalità di rimborso, ovvero prevedere, come richiedono i paesi che si affacciano sul Mediterraneo, Italia, Francia e Portogallo, una quota non trascurabile (almeno la metà) a fondo perduto. Richiesta, quest’ultima, avversata dai paesi dell’asse del nord, Germania, Austria, Olanda e Finlandia.
Poi c’è la questione della pronuncia della Corte Costituzionale tedesca. La Corte di Karlsruhe ha bocciato parzialmente il piano di acquisti della BCE (PSPP, Public Sector Asset Purchase Programme) del 4 marzo 2015, dopo aver chiesto, nuovamente, il parere della Corte di giustizia dell’Unione europea, che si era espressa nel dicembre 2018 per la compatibilità piena del PSPP con il diritto dell’Unione.
Una posizione che potrebbe rallentare l’attuale acquisto da parte della Bce dei titoli dei paesi in difficoltà, come l’Italia. La Bce ieri, in una nota, ha fatto sapere al riguardo, che l’Istituto è indipendente e non vincolato da decisioni esterne, così la governatrice Christine La Garde: “La Bce va avanti imperterrita”.
I ricorrenti tedeschi avevano chiesto ai giudici di bocciare la misura della Bce del 2015 (Il famoso bazooka di Draghi, il Quantitative Easing) perché in violazione dell’articolo 123 comma 1 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea (vale a dire il divieto di finanziamento degli stati membri). La corte della Germania ha motivato nella sentenza che il programma presenta invece – in questo punto il tribunale tedesco di Karlsruhe recupera pienamente il parere della Corte europea – sufficienti garanzie (grazie ad alcune condizionalità: volume limitato degli acquisti, limite temporale, etc.) per una sua piena compatibilità con il diritto europeo e anche con la costituzione tedesca.
La Corte di Karlsruhe, escludendo che il piano violi l’articolo 123 del Trattato chiede alla BCE di verificarne in modo più oggettivo e trasparente tutte le conseguenze, in modo tale da garantire anche ai Tribunali di poterne apprezzare la proporzionalità.
La Corte tedesca, nel frattempo, vieta, dunque, alla Banca centrale tedesca di prendere parte al piano se il Consiglio della Banca centrale, entro tre mesi, non presenti un dettagliato piano per verificare gli effetti di politica economica e fiscale. Con la precisazione importante che, una volta realizzato questo presupposto, la Banca centrale tedesca è obbligata a prendere parte al piano come a quelli futuri.
I provvedimenti economici in Italia
La ministra per l’Agricoltura, Teresa Bellanova porta avanti la proposta di regolarizzare braccianti, colf e badanti irregolari, pena le dimissioni. Tra le misure in fase di studio, strumenti per ricapitalizzare le imprese. L’intenzione è quella di fare leva su incentivi o forme di detassazione per evitare la presenza dello Stato nei cda o forme di nazionalizzazione. Il pacchetto imprese prevede per le piccole sotto i 5 milioni di ricavi risorse a fondo perduto e per quelle tra i 5 e i 50 milioni di fatturato la partecipazione statale alla ricapitalizzazione. Per gli interventi a fondo perduto ci saranno i totale circa 15 miliardi di cui 5 miliardi per confermare i bonus 600 euro, incrementandoli per altre due mensilità. Molto probabilmente domenica o lunedì l’approvazione del decreto.
La situazione politica
Il leghista Giancarlo Giorgetti teme il caos e starebbe lavorando per un colloquio con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Silvio Berlusconi ha auspicato una svolta in Parlamento, anche se ammette che tale eventualità è ancora prematura. Il centrodestra unito ha presentato una mozione di sfiducia al ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, per la vicenda Di Matteo.