Niger, Burkina Faso e Nigeria nel 2013 avevano celebrato le truppe francesi dopo l’arrivo nella città sahariana di Timbuktu a seguito della sconfitta di alcuni gruppi jihadisti. Oggi a distanza di quasi dieci anni la Francia ha dimezzato il suo contingente a 5000 uomini e sta pensando di abbandonare definitivamente il territorio per via delle ingenti spese sostenute e per le vittime lasciate durante i vari micro conflitti con i terroristi locali.
A giugno scorso, il presidente francese Emmanuel Macron ha annunciato il ritiro delle forze della missione Barkhane per una serie di questioni interne. L’esercito francese, che ha perso 53 soldati, non può più compensare il “mancato impegno” dello stato maliano. La decisione è arrivata tre mesi dopo la scoperta della Nazioni Unite di un attacco aereo francese che aveva ucciso 19 civili, tra cui donne e bambini, durante una festa di matrimonio nel centro del Mali.
La Francia ha consegnato quindi la sua base di Timbuktu alle forze del Mali mentre a diverse centinaia di chilometri di distanza, a Bamako, la capitale, la presenza francese è ancora forte. Da tempo si iniziano ad intravedere però anche bandiere russe, specialmente durante alcune manifestazioni popolari.
Il Mali, in assenza di forze francesi, si sarebbe rivolto alla Russia, a sancirlo Mahmoud Ould Mohamed, il ministro ad interim del commercio che ha detto pubblicamente: “Il rapporto con i francesi è rotto in questo momento”.
All’Assemblea generale delle Nazioni Unite di settembre scorso, il premier Choguel Maiga ha confermato la linea dicendo che la Francia ha abbandonato il Mali, quindi si è dovuti cercare altri partner.
Il Mali, secondo il FT, è in trattative per assumere mercenari appartenenti al gruppo paramilitare Wagner, come noto legato e finanziato dal Cremlino. Il Gruppo Wagner è inserito nei gruppi banditi dal ministero della Giustizia Usa ed è accusato di crimini di guerra in Chad, Sahel, Eritrea e Sudan.
I colloqui con la compagnia Wagner hanno fatto però infuriare Parigi che sostiene il governo del Mali illegittimo poiché insediatosi, dopo ben due colpi di stato.
Ad oggi il nord del Mali è più sicuro rispetto al 2013 e la violenza si è spostata nel centro del paese dove vive la maggior parte dei 20 milioni di abitanti. La violenza estremista si è diffusa in Burkina Faso, che ha visto vaste aree del paese cadere dal controllo del governo, e in Niger, dove centinaia di manifestanti a novembre hanno bloccato, per protesta, un convoglio di 100 veicoli della missione francese Barkhane. Il 2021 è stato il più violento dell’ultimo decennio per i paesi del Sahel, in termini di attacchi terroristici e conflitti armati. Si registrano 2.426 incidenti rispetto ai 244 del 2013, secondo i dati del progetto Armed Conflict Location and Event Data. In termini di vittime, è stato il secondo più mortale dopo il 2020, con 5.317 morti nei tre paesi, rispetto ai 949 del 2013. Il solo Mali ha registrato 948 eventi violenti nel 2021, contro i 230 del 2013.