di Emanuela Ricci
Il naufragio del veliero Bayesian, avvenuto nella notte tra domenica e lunedì al largo di Porticello, continua a sollevare interrogativi. Più passa il tempo, più cresce la lista delle domande senza risposta, alimentando speculazioni e ipotesi. A rendere la vicenda ancora più complessa è l’arrivo di notizie dal Regno Unito che aggiungono un alone di mistero alla tragedia.
Il veliero affondato apparteneva a Mike Lynch, magnate inglese noto per le sue connessioni nel mondo della sicurezza informatica, attualmente disperso insieme ad altre cinque persone. La lussuosa imbarcazione, lunga oltre 75 metri e costruita dalla Perini Group di Viareggio nel 2008, era considerata un gioiello tecnologico, capace di affrontare condizioni estreme. Eppure, nonostante fosse attrezzata per resistere a venti fortissimi e tempeste di ogni tipo è colata a picco in brevissimo tempo.
Le operazioni di recupero, condotte dalla Guardia Costiera e dai Vigili del Fuoco, hanno rivelato che il veliero è rimasto intatto. L’albero maestro, che secondo testimonianze iniziali si sarebbe spezzato, è invece ancora eretto, e lo scafo non presenta falle visibili.
La Procura di Termini Imerese ha aperto un’indagine per naufragio colposo, considerando varie ipotesi. Una delle teorie è che la violenza dell’acqua abbia impedito al sistema di emergenza di sigillare la nave in tempo. Un’altra ipotesi suggerisce che il veliero sia stato sollevato dalla poppa da un’enorme onda, precipitando rapidamente verso il fondale.
Nel frattempo, un video emerso dalle telecamere di sicurezza di una villa vicino al luogo del naufragio mostra il veliero scomparire nel buio in soli 60 secondi, confermando così la rapidità e l’intensità della tempesta. Gli sforzi per recuperare i dispersi, inclusi Lynch, sua figlia Hannah e Jonathan Bloomer, presidente della Morgan Stanley International, sono ancora in corso. I sommozzatori lavorano in condizioni estreme a oltre 50 metri di profondità, cercando di raggiungere le cabine dove potrebbero trovarsi i corpi.
Dal Regno Unito, emergono dettagli che aggiungono un ulteriore velo di mistero: Lynch aveva legami con servizi segreti internazionali attraverso le sue società di sicurezza informatica. Il suo amico e collaboratore Stephen Chamberlain è morto in un incidente stradale appena 48 ore prima del naufragio. Entrambi erano stati recentemente assolti da accuse di frode negli Stati Uniti.
Mentre le indagini proseguono, i sopravvissuti attendono notizie, mentre il mondo osserva con apprensione lo sviluppo di una vicenda che sembra sempre più avvolta nell’ombra e per certi versi ricorda l’affondamento dell’imbarcazione sul Lago di Garda dove a bordo vi erano agenti segreti del Mossad e della nostra Aise: tutti morti.
Mike Lynch
Mike Lynch, 59 anni, è famoso per essere uno degli imprenditori più importanti e controversi della tecnologia britannica. Lynch è diventato noto grazie alla vendita della sua azienda, Autonomy, a Hewlett-Packard (HP) nel 2011 per 11 miliardi di dollari, il più grande affare tecnologico europeo dell’epoca. Tuttavia, solo un anno dopo, HP ha accusato i leader di Autonomy di aver gonfiato fraudolentemente il valore dell’azienda di 5 miliardi di dollari, dando inizio a una battaglia legale durata 12 anni.
Nonostante sia stato scagionato dalle accuse di frode negli Stati Uniti nel giugno di quest’anno, l’ombra del processo ha pesato sulla sua carriera.
Nato a Ilford, Essex, Lynch si è fatto strada con tenacia e intelligenza. Dopo aver studiato a Cambridge e fondato Autonomy nel 1996, è diventato un punto di riferimento per le start-up tecnologiche britanniche. Anche dopo le accuse di frode, ha continuato a investire nel settore attraverso la sua società di venture capital, Invoke Capital.
La tragedia del naufragio arriva poco dopo la sua vittoria in tribunale, lasciando un’ombra sulla vita di uno degli imprenditori più influenti e discussi del Regno Unito.
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