La Francia e i suoi partner europei che operano in Mali hanno annunciato il ritiro coordinato dal Paese, dove sono presenti con l’operazione Barkhane e le forze speciali europee Takuba.
“Le condizioni politiche, operative e legali non sono più soddisfatte” e i Paesi, si legge in una dichiarazione congiunta, hanno deciso “il ritiro coordinato” dal Paese africano, pur assicurando la loro “disponibilità a rimanere impegnati nella regione” del Sahel, dove permangono le minacce jihadiste. La Francia ha nella regione circa 4.300 soldati, di cui 2.400 nel solo Mali. Macron ha anche però ribadito il “mantenimento dell’impegno nel Sahel con i Paesi vicini”.
Macron, Draghi e gli altri leader Ue hanno, quindi, deciso di lasciare il Mali ma non abbandonare del tutto la regione del Sahel. Un’ipotesi è il rafforzamento della presenza in Niger o Ciad, anche se l’idea è di ripensare tutta la collaborazione con i Paesi del G5 Sahel e dell’Africa occidentale.
Il Niger accoglie le forze in dispiegamento dal Mali
Il presidente Mohamed Bazoum ha annunciato oggi che il Niger accoglierà le forze speciali francesi ed europee, in seguito al dispiegamento dal territorio del Mali.
“Il nostro obiettivo è la sicurezza del nostro confine con il Mali”, ha detto Bazoum su Twitter, aggiungendo che si aspetta un aumento della minaccia dei gruppi armati dopo la partenza dei contingenti stranieri: “Il Mali ma anche tutta l’area sarà sempre più infestata dai gruppi terroristici che si rafforzeranno cercando di estendere la loro influenza sulle popolazioni civili”.
Figaro ha intervistato il presidente Mohamed Bazoum che senza mezzi termini ha detto: “La fine dell’operazione Barkhane creerà un vuoto che andrà a beneficio dei terroristi”
Le forze speciali francesi e dei loro partner aumenteranno la loro presenza in Niger a partire dal mese di giugno dopo la firma dei protocolli d’intesa, ma anche in altri paesi africani del sud, laddove in presenza di richiesta formale. Il Benin potrebbe essere il primo, chiosa Bazoum.
Il Niger è pronto, ha confermato al Figaro Bazoum, ci saranno nuovi avamposti in Niger perchè il nostro obiettivo è la sicurezza dei confini con il Mali.
Le nuove basi in Niger non saranno tanto lontane da Menaka e Gao e accoglieranno la maggior parte delle forze impiegate nella missione Takuba, dove inseriremo anche una componente del nostro esercito.
Sul Mali Bazoum ha detto che teme un crollo del sistema di potere della giunta militare, dopo la partenza degli occidentali e soprattutto per via delle dure sanzioni imposte dall’ECOWAS (Comunità economica dell’Africa occidentale). L’unica soluzione per loro, evidenzia Bazoum, è quella di riavvicinarsi ai paesi confinanti cercando di trattare sulle sanzioni, sarebbe una exit strategy in grado di preservare anche la presenza della missione Onu, Minusma che, in caso contrario, potrebbe abbandonare il paese maliano di fronte al peggioramento dell’instabilità e del conseguente vuoto di potere.
Sulla presenza della compagnia privata russa Wagner in Mali Bazoum ha detto che è sempre preferibile ricorrere a strutture statuali piuttosto che ad aziende private, la cui etica è poco assertiva e la cui azione sul campo potrebbe creare problemi di altro genere.
Sui militari al potere a Bamako Bazoum ha commentato che questi soldati sono saliti al potere promettendo di proteggere il Mali, le evidenze dimostrano però il contrario. Dopo il secondo colpo di stato tutte le postazioni militari al confine con il Niger sono state abbandonate sotto la pressione dei terroristi: “non c’è più un esercito maliano al confine con il Niger, solo terroristi”.
La giunta militare, una volta al potere, aveva pianificato di organizzare le elezioni entro diciotto mesi, poi hanno cambiato idea presentando su richiesta dell’ECOWAS, una road map che prevede loro al potere per cinque anni. Da qui le dure sanzioni economiche imposte dall’ECOWAS.
Sull’aumento della presenza di soldati stranieri in Niger Bazoum conferma che per Niamey l’unica cosa che conta è la sicurezza del territorio e del suo popolo dalla minaccia dei terroristi.
Le forze militari impiegate nelle missioni Takuba e Barkhane saranno le benvenute.
L’Italia in Niger
Il nostro Paese è presente in quel territorio con la “Missione bilaterale di supporto nella Repubblica del Niger – MISIN”, comandata dal colonnello pilota dell’aeronautica militare, Davide Cipelletti, (con area geografica di intervento allargata anche a Mauritania, Nigeria e Benin) al fine di incrementare le capacità volte al contrasto del fenomeno dei traffici illegali e delle minacce alla sicurezza, nell’ambito di uno sforzo congiunto europeo e statunitense per la stabilizzazione dell’area e il rafforzamento delle capacità di controllo del territorio da parte delle autorità nigerine e dei Paesi del G5 Sahel.
Circa 200 militari italiani sono, invece, inseriti all’interno della TF Takuba, garantendo capacità di evacuazione medica del personale della coalizione in operazione mediante l’impiego dei 3 velivoli da trasporto CH 47 F dell’Esercito, in configurazione medevac che si avvalgono della necessaria cornice di sicurezza assicurata dai 3 elicotteri da esplorazione e scorta AH – 129D “Mangusta”, del 5° e 7° reggimento della Brigata Aeromobile dell’Esercito, inquadrati nella Task Force “Jacana”.