ll Presidente Biden approva un piano strategico altamente classificato che sposta l’attenzione della deterrenza nucleare americana verso la rapida crescita dell’arsenale nucleare cinese
di Emanuela Ricci
Il Presidente Joe Biden ha approvato a marzo scorso il “Nuclear Employment Guidance“, il piano strategico nucleare americano (viene aggiornato ogni quattro anni). Un documento con la più alta classifica di segretezza esistente, stampato in poche copie solo per i vertici governativi e militari che si occupano di sicurezza nazionale. E’ stata rivisitata la strategia di deterrenza americana per affrontare la rapida espansione dell’arsenale nucleare cinese che fra un decennio, secondo gli esperti, dovrebbe eguagliare quello statunitense e russo.
Un cambiamento chiave della nuova strategia è la preparazione degli Stati Uniti a fronteggiare simultaneamente sfide nucleari da parte di Cina, Russia e Corea del Nord. In passato, la possibilità che i nemici americani potessero coordinare minacce nucleari sembrava remota. Tuttavia, la crescente partnership tra Russia e Cina, insieme al sostegno militare che Corea del Nord e Iran stanno fornendo alla Russia nella guerra in Ucraina, ha cambiato radicalmente il pensiero di Washington.
La Cina, in particolare, sta espandendo il proprio arsenale nucleare a un ritmo che ha sorpreso gli ufficiali dell’intelligence americana. Mentre l’ex Presidente Trump prevedeva che il leader nordcoreano Kim Jong-un avrebbe rinunciato alle armi nucleari, la realtà è che la Corea del Nord ha raddoppiato il proprio arsenale, rendendo la minaccia molto più complessa da gestire.
La Corea del Nord, con circa sessanta testate nucleari nel suo arsenale e lo sviluppo di missili sottomarini, rappresenta uno dei principali focolai di preoccupazione. Le recenti relazioni tra Pyongyang e Mosca, con la fornitura di munizioni e razzi per il conflitto ucraino in cambio di assistenza tecnologica, potrebbero accelerare ulteriormente i progressi del regime nordcoreano, che mira a rafforzare la propria capacità di deterrenza.
Questo nuovo scenario ha scosso profondamente la Corea del Sud, che inizia a mettere in dubbio la solidità dello scudo americano. A Seul, il dibattito sulla necessità di dotarsi di un proprio arsenale nucleare si fa sempre più acceso. L’idea di una Corea del Sud nucleare aggiunge una dimensione pericolosa al quadro geopolitico già complesso della regione, dove tensioni storiche e rivalità sono alimentate dalla presenza di armi di distruzione di massa. Il rischio di un’escalation nucleare non è mai stato così alto, con la possibilità che anche altri attori regionali, come il Giappone, possano considerare l’opzione nucleare.
La situazione si complica ulteriormente se si guarda oltre l’Asia. L’India e il Pakistan, formalmente nemici, continuano ad essere protagonisti di una rivalità nucleare pericolosamente instabile, con i loro arsenali puntati l’uno contro l’altro.
Ma non è solo il Medio Oriente a destare preoccupazioni. L’Iran, storico rivale di Israele, potrebbe avvicinarsi alla costruzione di un’arma nucleare, approfittando delle nuove dinamiche geopolitiche. Il coinvolgimento di Teheran nel conflitto ucraino, con la fornitura di droni e munizioni alla Russia, potrebbe essere ricompensato con tecnologia avanzata da parte del Cremlino. Questo scambio potrebbe avvicinare ulteriormente l’Iran alla soglia nucleare, spingendo altre nazioni della regione, come l’Arabia Saudita, a considerare l’opzione nucleare per bilanciare la minaccia iraniana.
La Cina ha reagito con preoccupazione a queste notizie, accusando gli Stati Uniti di promuovere la narrativa della “minaccia nucleare cinese” come scusa per cercare un vantaggio strategico. Da parte loro, gli Stati Uniti ribadiscono che il documento non è una risposta a una singola minaccia, ma piuttosto un adeguamento necessario alla nuova realtà geopolitica.
Nonostante le tensioni con gli Stati Uniti, Pechino ha proposto all’ONU un trattato per limitare gli arsenali nucleari e proibire l’attacco preventivo (first strike), un tentativo di contenere l’escalation. A ottobre 2023, Cina e Stati Uniti avevano avviato colloqui riservati per una moratoria sui test nucleari e la creazione di una linea rossa per le comunicazioni d’emergenza, con l’obiettivo di evitare drammatici equivoci nei momenti di crisi.
Tuttavia, all’inizio dell’estate del 2024, Pechino ha interrotto improvvisamente i contatti, in un gesto che ha destato preoccupazione a Washington. Poco dopo, i bombardieri cinesi hanno iniziato a dirigersi verso l’Alaska, un chiaro segnale dell’intensificazione delle tensioni tra le due superpotenze.
La proliferazione nucleare, che sembrava essere una minaccia contenuta, si sta trasformando in una pericolosa realtà globale. Le alleanze che si stanno formando in risposta al conflitto ucraino, le rivalità regionali e le crescenti tensioni tra le grandi potenze stanno creando un ambiente in cui l’uso di armi nucleari, una volta impensabile, potrebbe diventare una tragica realtà. Il mondo si trova di fronte a una nuova era di incertezza nucleare, in cui le vecchie regole del gioco non sembrano più essere sufficienti per garantire la pace.
L’evoluzione del panorama nucleare globale ha pertanto richiesto un adattamento strategico degli Stati Uniti, e la nuova guida di Biden riflette la necessità di affrontare una realtà in cui la collaborazione tra avversari nucleari è una possibilità concreta.
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