Ieri è atterrato all’aeroporto di Kabul il primo velivolo da quando era stato chiuso a seguito del dispiegamento delle forze occidentali, un cargo proveniente dal Qatar.
E’ sotto gli occhi di tutti, il Qatar ha svolto un ruolo chiave nel ritorno dei talebani in Afghanistan ma ha anche svolto un ruolo chiave nell’organizzare i voli a favore di cittadini stranieri rifugiati a Kabul. Doha ha attuato la politica cosiddetta dei “due forni”, presentandosi al mondo come potente mediatore, dialogando con gruppi estremisti, ma anche come sostenitore della stabilità internazionale. In sostanza il Qatar è diventato il paese di cui tutti hanno bisogno per lavorare in Afghanistan: oggi riesce a far volare i giornalisti e fornisce “protezione” agli americani a Kabul.
Il Washington Post ha riportato il ruolo molto attivo dell’ambasciatore del Qatar in Afghanistan. Riesce a scortare piccoli gruppi di americani all’aeroporto di Kabul mentre funzionari del Qatar incontrano paritetici statunitensi in vari punti della città riuscendo poi a dileguarsi tramite passaggi sicuri.
Il Qatar è ora il paese di riferimento per tutto ciò che riguarda Kabul. Il 23 agosto il ministro degli Esteri tedesco Heiko Maas ha ringraziato il suo collega del Qatar, il ministro degli Esteri Mohamed bin Abdulrahman Al Thani, per aver facilitato il transito sicuro di cittadini stranieri fuori da Kabul, affermando che “il Qatar ha assunto un vero ruolo di leadership”.
Il lavoro del Qatar parte da lontano. Doha ha ospitato i talebani da molti anni contribuendo a fornire loro una nuova immagine, più mite e appetibile per la comunità internazionale, favorendo i primi incontri con gli americani a Doha.
La CNN ha riferito che l’amministrazione Biden è stata in contatto regolare con i funzionari talebani durante il processo di evacuazione, sia sul campo in Afghanistan che a Doha, in Qatar. Secondo quanto riferito, il capo della CIA in persona ha incontrato di recente il leader dei talebani Abdul Ghani Baradar: un modo per suggellare la nuova leadership in Afghanistan.
Perchè il Qatar è sempre in mezzo ai gruppi terroristici? Il Qatar ha progettato da tempo l’intermediazione di potere in Afghanistan, alla luce di una strategia più ampia inserita nel partenariato Doha-Ankara, dove entrambi i paesi sostengono i Fratelli musulmani islamisti ed entrambi tollerano gruppi come Hamas, o estremisti che vanno da Ahrar al-Sharqiya in Siria ai talebani in Afghanistan, appunto.
Dopo l’ascesa dell’ISIS i gruppi estremisti hanno perso il loro fascino. I Fratelli Musulmani sono stati espulsi dal potere in Egitto e altri gruppi estremisti sono stati marginalizzati e controllati. I gruppi islamisti, “quasi congelati” tra il 2015 e il 2020, vedono ora in Afghanistan nuove opportunità, sotto l’egida del Qatar, per ora fidato garante degli Usa. Un “modus operandi” quello del Qatar che piace molto anche a Turchia e Pakistan che, come noto, flirtano con gruppi estremisti anti-occidentali ma allo stesso tempo non possono non mantenere rapporti con il mondo occidentale, specialmente la Turchia che fa parte della Nato.
Il Qatar fino ad oggi ha ottenuto quello che voleva in Afghanistan per volere degli Stati Uniti che hanno visto questa opportunità come loro “exit strategy”. Riuscirà però il Qatar a convivere in Afghanistan con player “diversi” come Cina, Russia e Pakistan?