L’aereo spaziale senza equipaggio atterra in California dopo una missione segreta, suscitando interrogativi sulle sue operazioni
di Antonio DI IEVA
Venerdì scorso, alle prime luci dell’alba, la base della Vandenberg Space Force in California ha accolto il rientro dell’X-37B, l’enigmatico spazioplano della United States Space Force. Dopo aver trascorso 434 giorni in orbita, questo veicolo senza equipaggio ha concluso la sua settima missione, avvolta nel consueto riserbo che caratterizza il programma. L’atterraggio segna un ulteriore capitolo nella storia di una navetta che continua a suscitare curiosità e speculazioni.
Lanciato nel dicembre 2023 dal Kennedy Space Center in Florida a bordo di un razzo Falcon Heavy di SpaceX, l’X-37B è rimasto in orbita per oltre un anno, conducendo operazioni di cui poco è stato reso pubblico. Questo veicolo, sviluppato da Boeing, è noto per la sua capacità di effettuare missioni prolungate; la più lunga, fino ad ora, è durata 908 giorni. Con una lunghezza di 8,8 metri e un’apertura alare di 4,6 metri, l’X-37B ricorda una versione ridotta degli Space Shuttle della NASA, ma senza finestrini e con alimentazione solare.
Durante la missione, l’X-37B ha anche condiviso una rara immagine della Terra dallo spazio, offrendo uno scorcio inedito del nostro pianeta visto dall’orbita. Questo dettaglio, sebbene apparentemente secondario, ha attirato grande attenzione tra gli appassionati di spazio e gli esperti del settore, alimentando ulteriori speculazioni sulle reali capacità del veicolo.
L’alleanza tra l’industria spaziale privata e l’apparato governativo statunitense è un elemento chiave nella corsa allo spazio moderno. SpaceX, con il suo Falcon Heavy, rappresenta l’innovazione e l’efficienza del settore privato, mentre la Space Force e la NASA garantiscono l’infrastruttura e la sicurezza necessarie per operazioni altamente strategiche. Questa sinergia consente di sviluppare e testare nuove tecnologie con costi ridotti e maggiore flessibilità, proiettando gli Stati Uniti in una posizione dominante nello spazio.
Durante questa missione, l’X-37B ha anche sperimentato la tecnica dell’aerobraking, che sfrutta la resistenza atmosferica per modificare l’orbita con un consumo minimo di carburante. Questa manovra, mai eseguita prima da questo spazioplano, dimostra la sua capacità di operare in modo flessibile attraverso diversi regimi orbitali. Il generale Chance Saltzman, capo delle operazioni spaziali della Space Force, ha sottolineato come il successo di questa manovra evidenzi l’impegno nel perseguire operazioni spaziali innovative in modo sicuro e responsabile.
Oltre alle manovre tecniche, si ipotizza che il velivolo abbia testato nuove forme di propulsione e strumenti per la guerra elettronica. Tuttavia, le autorità statunitensi mantengono il riserbo assoluto sulla reale natura delle operazioni svolte in orbita.
Non è un mistero che il Pentagono stia investendo sempre più risorse nelle operazioni spaziali, considerandole una frontiera chiave per la sicurezza nazionale. La Cina e la Russia stanno sviluppando capacità simili e il ritorno dell’X-37B suggerisce che gli USA vogliano mantenere il vantaggio tecnologico.
Il ritorno sulla Terra dell’X-37B segna un momento cruciale per la Space Force, riaffermando le capacità operative degli Stati Uniti nello spazio dopo un lungo periodo di inattività seguito al pensionamento degli Space Shuttle nel 2011. Con tecnologie all’avanguardia e missioni sempre più ambiziose, questo spazioplano si conferma un tassello fondamentale nella strategia spaziale americana. Ogni sua missione, avvolta nel segreto, lascia intravedere un futuro in cui lo spazio sarà sempre più il fulcro della sicurezza globale e dell’innovazione tecnologica.
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