Il ritiro ucraino da Kursk

di Massimiliano D’Elia

L’Ucraina prima o poi si troverà di fronte a un dilemma tattico: quanto tempo rimanere, quando ritirarsi e come farlo in sicurezza mantenendo al contempo un vantaggio strategico a lungo termine? Sorprendere il Cremlino è stato relativamente semplice sotto la copertura di un’area di confine pesantemente boscosa e scarsamente sorvegliata. Le unità militari più esperte dell’Ucraina hanno incontrato poca resistenza. Tuttavia, con Mosca finalmente in pieno stato d’allerta, quanto sarebbe difficile per un numero stimato di 10.000 soldati ucraini e centinaia di veicoli tornare indietro oltre il confine?

Kyiv ha dichiarato di non avere intenzione di occupare il territorio russo con la speranza di portare il presidente Putin al tavolo delle trattative con qualcosa in mano da poter scambiare. Putin dalle sue prime dichiarazioni dopo la vicenda nel Kursk si rifiuta di negoziare, se non alle sue condizioni, lasciando così a Kyiv poche alternative se non quella di rimanere a Kursk e avanzare ulteriormente per aumentare la pressione su Mosca. L’Ucraina, così facendo, impegna però i suoi uomini migliori per controllare una fetta di territorio russo grande circa un terzo della Valle d’Aosta: una inezia rispetto alla grandezza del territorio della Federazione russa.

Paradossalmente le forze russe ne stanno giovando dell’incursione ucraina nella regione del Kursk. Stanno continuando ad avanzare a est, minacciando il distretto strategico di Pokrovsk all’interno dell’Oblast di Donetsk. A un certo punto, le unità ucraine a Kursk potrebbero essere necessarie sul fronte ad est, per evitare di concedere ai russi punti strategici in Ucraina orientale.

La Russia ha imparato a proprie spese quando ha lanciato l’invasione dell’Ucraina nel febbraio 2022 sull’importanza di un supporto logistico affidabile per il successo o il fallimento dell’azione militare. Finora, le forze ucraine a Kursk sono state ben rifornite, ma cosa accadrebbe se la Russia iniziasse a colpire quelle linee di rifornimento? Ritirarsi sotto il fuoco nemico o senza una strategia potrebbe rivelarsi fatale per Kyiv.

Gli ucraini a Kursk hanno, ancora oggi, la potenza di fuoco necessaria per proteggersi e un terreno boscoso che offre copertura e hanno centinaia di prigionieri coscritti russi. La Russia dal momento che ha evacuato la popolazione civile dall’area potrebbe anche decidere di utilizzare una sua bomba nucleare tattica per fare pulizia a Kursk sacrificando i suoi coscritti e qualche civile che non ha voluto lasciare i territori occupati dagli ucraini.

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