Cento anni fa i resti di un soldato, risalente alla prima guerra mondiale, furono traslati al Vittoriano a Roma, diventato per tutti il monumento al Milite Ignoto o Altare della Patria.
Le spoglie viaggiarono su un treno speciale, con soste di cinque minuti in ogni stazione. Le immagini dell’epoca mostrano la gente inginocchiarsi in ringraziamento al passaggio del treno. Quel viaggio e’ stato ripercorso quest’anno per il centenario da un treno storico, esatta riproduzione di quello che un secolo fa fa porto’ a Roma da Aquileia le spoglie del soldato senza nome, arrivando al binario 1 della stazione Termini. Nel pomeriggio di ieri, alla presenza del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella è stata celebrata la messa nella Basilica di Santa Maria degli Angeli.
Le parole del ministro della Difesa, Lorenzo Guerini: “Quel viaggio uni’ l’Italia lungo il tragitto, uni’ le famiglie che piangevano i loro cari. Quella straordinaria manifestazione di vicinanza e solidarieta’ fu un momento unificante per il Paese. E dopo cento anni quel messaggio e’ ancora attuale“.
il ministro della Cultura, Dario Franceschini: “In un Paese lacerato dalla guerra dalla povertà, con famiglie distrutte dai morti, in 120 tappe con migliaia di persone ad aspettarlo in ogni stazione, costrui’ un sentimento di unita’ nazionale“.
Il “Treno della memoria” e’ stato realizzato dalla Fondazione Ferrovie dello Stato e sostenuto dai Ministeri della Cultura e della Difesa. Il numero uno di Ferrovie dello Stato Italiane, Luigi Ferraris ha così commentato: “La formidabile ricostruzione e’ un modo per ribadire che le Ferrovie e il paese hanno sempre comminato fianco a fianco“.
La ministra delle Politiche Giovanili Fabiana Dadone, rivolgendosi ai ragazzi ha detto: “Per far sentire loro, con forza, che quella storia non e’ una vicenda incastonata nel passato, ma e’ vivissima, e ha molto da dirci”.
“Anche se costellato di lacrime, quel viaggio – ha sottolineato l’Ordinario militare, monsignor Santo Marciano’ nella celebrazione a Santa Maria degli Angeli – e’ diventato un misterioso segno di speranza per il nostro popolo, qualcuno lo ha letto come una forma di elaborazione del lutto dei tanti morti in guerra; in ogni caso, fu un evento in cui l’Italia ha trovato uno straordinario senso di unita’ e di Patria, inchinandosi dinanzi al dolore di un figlio e di una madre, nel quale tutti hanno ritrovato e condiviso il proprio dolore“.
Onorare una salma sconosciuta risale al 1920 su decisione del generale Giulio Douhet. Vennero scelte 11 salme senza nome dalle zone del fronte. Di queste solo una sarebbe stata tumulata a Roma. Nella Basilica di Aquileia vennero allineate le bare e una madre, Mara Maddalena Biasizza di Gradisca di Isonzo, il cui figlio, Antonio Bergamas, era caduto in combattimento senza che il suo corpo potesse essere identificato, fu chiamata a scegliere quella per il Vittoriano. Le altre dieci salme vennero sepolte ad Aquileia il 4 novembre nel cimitero della basilica. Il 2 novembre alla stazione Termini a Roma ad attendere il feretro c’era il re con tutta la famiglia reale, oltre a generali, comandanti d’armata, capi di stato maggiore dell’Esercito e della Marina. Una cerimonia religiosa si tenne nella basilica di Santa Maria degli Angeli, poi la mattina del 4 novembre un lungo corteo accompagno’ la salma per via Nazionale fino a raggiungere il monumento di piazza Venezia dove la bara fu tumulata sotto la statua alla Dea Roma, dove è accesa una fiamma che da allora non è stata mai spenta.