Il Viminale arruola i generali in pensione, dal comune di Roma invece i generali “scappano via”

Federico Oliviero della Cgil Funzione Pubblica ieri in una nota ha detto: “siamo allarmati da una circolare del ministero dell’Interno che invita le prefetture ad attingere agli elenchi dei pensionati in “ausiliara”  per sopperire alle carenze di organico”. Sempre la Cgil ha chiesto chiarimenti al Viminale che in risposta ha detto che i militari non sarebbero stati utilizzati in compiti “istituzionali”. Il timore del sindacato è che i militari in “ausiliaria” possano sostituire i dipendenti pubblici che vanno in pensione senza così dover ricorrere a nuovi bandi di concorso.  

I militari in “ausiliaria” sono in pensione ma per un periodo di 5 anni rimangono a disposizione dello Stato per impieghi nelle pubbliche amministrazioni. Per tale motivo percepiscono (chiamati o non chiamati) un’indennità pari al 50 per cento della differenza risultante dal raffronto di alcune voci stipendiali che spettano ai pari grado in servizio di pari anzianità. Un costo che grava sul bilancio della difesa per circa 400milioni di euro.  

La soluzione di impiegare militari in ausiliaria presso i comuni è stata adottata per la prima volta, su auspicio del ministro della difesa Elisabetta Trenta, dalla sindaca di Roma Virginia Raggi. Sembrava una soluzione epocale, vincente e soprattutto “no cost”.

Il ministro della Difesa, Elisabetta Trenta lo scorso anno aveva  riformato gli elenchi dei militari “in ausiliaria”, quelli che, tra i 60 e i 65 anni, in alternativa al congedo possono iscriversi a una lista da cui possono attingere le amministrazioni di tutta Italia. L’obiettivo era quello di portare al Comune di Roma ufficiali esperti delle Forze armate, per affidare loro gli uffici più in difficoltà.

Peccato, così come riporta il Messaggero, che i generali battano in ritirata. 

In venti giorni, si è dimesso il secondo alto ufficiale messo a capo di uno dei dipartimenti chiave dell’amministrazione. Dopo l’addio di Silvio Monti, generale di brigata rimasto al vertice dell’ufficio Ambiente per un mese scarso, a lasciare Palazzo Senatorio è Giovanni Savarese, altro militare di grande esperienza, al timone della Protezione Civile di Roma dal 27 maggio. Anche per lui, come per il collega di stellette, la rinuncia all’incarico in Comune è dettata da motivi personali non meglio precisati. Chi ci ha lavorato in queste settimane di mandato rivela però che da qualche tempo non partecipava più alle riunioni.

La “nuova epoca” annunciata da Virginia Raggi quando “arruolò” gli alti dirigenti militari rischia di finire subito.  Ne sono rimasti solo tre, tutti impiegati in uffici minori, nessun dipartimento: le Risorse Umane dei vigili, affidate al generale Paolo Gerometta, la direzione dei Servizi Digitali, gestita da Giovanni Calcara, la Scuola di Formazione comunale, assegnata al generale di Brigata Giuseppe Morabito. 

E’ chiaro che l’esperienza dimostra che non è affatto facile dirigere al di fuori delle caserme dove l’organizzazione gerarchico-funzionale facilita e non poco il compito manageriale. 

 

Il Viminale arruola i generali in pensione, dal comune di Roma invece i generali “scappano via”