Il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni al summit della Comunità politica europea in Moldavia ha incontrato il presidente serbo, Alexander Vucic. Il ministro egli Esteri, Antonio Tajani, dalla riunione dei responsabili delle diplomazie Nato a Oslo, ha richiamato la crisi in Kosovo: “Tutti quanti abbiano insistito affinché possa prevalere il dialogo tra Vucic e Kurti“. Da Oslo l’appello dei paesi europei agli albanesi alla calma e a non insidiare i sindaci nei comuni dove ci sono stati scontri.
Bitoslavo su Il Giornale racconta che sul terreno si sono temuti incidenti per la manifestazione degli albanesi sul lato sud del ponte che divide le due comunità sul fiume Ibar. Sulla sponda nord c’è la roccaforte serba di Mitrovica, città separata dal corso d’acqua. Alcuni manifestanti avevano la bandiera dell’Uck e sui social scrivevano: “marciamo verso il nord”, dove però erano schierati i nostri carabinieri della missione Nato Kfor, in tenuta antisommossa.
Il premier kosovaro Kurti non vuole cedere a nuove elezioni e non vuole ritirare, per ora, i sindaci di etnia albanese insediatisi nelle municialità a forte maggioranza serba. Ha però detto ai cronisti di essere disposto a indire tra qualche mese nuove elezioni nelle municipalità a maggioranza serba, perché consapevole che i sindaci attuali sono stati eletti con pochissimi voti dato il boicottaggio. Fino ad allora, ha rimarcato il premier Kurti, sono sindaci a tutti gli effetti. Altro tema caldo è la questione delle targhe perchè il Kosovo vuole la potestà su tutte le auto, mentre la minoranza serba ha ancora le targhe jugoslave.
Kurti sulla reazione europea è diretto nel dire: “Non devono blandire Vucic, essere generosi con lui è un errore: nel marzo dello scorso anno ho ricevuto pressioni per evitare di metterlo in difficoltà durante la sua campagna presidenziale perché l’Europa era convinta che avrebbe autorizzato le sanzioni contro la Russia. Dopo il voto non lo ha fatto. E la Russia non accetta che in Kosovo mettiamo insieme democrazia e sviluppo economico. Quindi ai nostri partner dico che non possiamo essere d’accordo su tutto ma dico anche che il mio Paese va trattato con correttezza“.
Ancora più dura il presidente kosovaro, Vjosa Osmani: “stiamo affrontando tali sfide perché la Serbia ha continuamente servito come un satellite della Russia nella nostra regione, cercando di destabilizzare il Kosovo“. “Non dovremmo permettere che ciò accada, quindi il coordinamento con i nostri alleati è fondamentale per raggiungere insieme la de-escalation”.