(di Massimiliano D’Elia) Beppe Grillo è sceso a Roma per riportare il Movimento sul binario giusto, quello di sinistra. I parlamentari pentastellati, non stanno più nella pelle perchè sentono il terreno, sotto le comode poltrone in Parlamento, sempre più friabile. Beppe Grillo non ha convinto sia i dirigenti sia gli agitatissimi sostenitori della base. Irrisolta la questione della guida affidata esclusivamente a Luigi Di Maio, delle alleanze per le regionali e quella del capogruppo, non ancora nominato alla Camera.
Sabato Grillo ha voluto arginare l’esuberante capo politico Di Maio, che aveva fatto di testa sua sull’Emilia-Romagna, mettendo la decisione di presentarsi ai voti su Rousseau, contro il parere di tutti i massimi dirigenti del Movimento. Ha, tuttavia, confermato che la leadership è salda nelle mani di Luigi, ha parlato di rivoluzione in atto e di dimenticare il Movimento di dieci anni fa: a gennaio ci sarà un nuovo contratto di governo con il Pd. Il monologo su Fb di Beppe da Roma con un compiacente, “a sorriso serrato con denti stretti”, Luigi Di Maio, fornisce la plastica realtà sulle crescenti contraddizioni del Movimento delle Stelle.
Anche se Di Maio conferma che c’è una perfetta sintonia, il Corriere della Sera scrive che dietro le quinte trapela la frustrazione di Grillo. Il fondatore ha in mano un solo strumento vero: il bottone rosso del defenestramento, extrema ratio inutilizzabile, pena guai seri per il governo.
La giravolta, dopo sole 24 ore, quando Di Maio, in un’intervista al Messaggero, rivendica che il Movimento è stato sovranista prima di Salvini e spiega che, in assenza di una lista in Emilia-Romagna, molti elettori 5 Stelle avrebbero votato per i sovranisti. Come a dire: siamo di destra. E del resto lo dice ai suoi privatamente: “Se continuiamo ad ammiccare a sinistra, Salvini ci ruberà qualche senatore”.
Salvini, in realtà sarebbe già corso in soccorso dei senatori grillini, offrendo aperture, accusando Beppe Grillo di tradimento.
A fare chiarezza, finalmente, ci ha pensato l’onorevole Dalida Nesci: “C’è un’assurda o voluta ambiguità che ci sta portando ad un suicidio politico. Ci sono due linee politiche dettate da due capi. Grillo e Di Maio. Uno parla di progetti alti con la sinistra, mentre l’altro cambia idea il giorno dopo il risultato dell’Umbria. Nel frattempo, continuano a dire di essere d’accordo su tutto”.
Poi c’è la questione Patuanelli, che l’ala di Fico più vicina alla sinistra, lo vorrebbe quale prossimo capo politico del Movimento al posto dell’indeciso Luigi Di Maio.
Lo scenario appare ancora una volta liquido tra le fila del Movimento delle Stelle e il rischio implosione è dietro l’angolo anche perché Di Maio non vuole decretare l’alleanza con il Pd anche nei territori, non a caso in Emilia, dopo il verdetto della consultazione su Rousseau, ha già annunciato di voler correre con una lista civica in appoggio a Bonaccini. Sondaggi alla mano, a ieri il cdx ha superato il 50 per cento di gradimenti anche laddove il M5S dovesse allearsi con il Pd in Emilia Romagna.
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