Le tensioni nello Stretto di Taiwan continuano a rappresentare uno dei nodi più critici delle dinamiche geopolitiche globali, con il rischio crescente di una escalation militare in grado di coinvolgere direttamente le principali potenze mondiali
di Francesco Matera
Decine di navi da guerra cinesi, supportate da unità della guardia costiera, hanno simulato attacchi contro navi straniere e interruzioni delle rotte marittime nelle acque circostanti Taiwan, in quella che è descritta come la più ampia esercitazione marittima della Cina degli ultimi anni. Le manovre hanno coinvolto circa 60 navi da guerra e 30 navi della guardia costiera, estendendosi su un’ampia area che va dalle isole meridionali del Giappone fino al Mar Cinese Meridionale. Secondo un alto funzionario della sicurezza nazionale di Taiwan, che ha parlato in forma anonima con l’AFP, le operazioni militari sono state progettate per “tracciare una linea rossa” in vista dell’imminente insediamento del presidente eletto degli Stati Uniti, Donald Trump, con l’obiettivo di inviare un segnale inequivocabile sulla capacità della Cina di imporre un blocco navale intorno a Taiwan.
Obiettivi strategici delle esercitazioni. Il funzionario ha rivelato che i piani per queste esercitazioni erano stati delineati già a ottobre, come parte di una strategia mirata a dimostrare la capacità cinese di affermare il controllo all’interno della cosiddetta “prima catena di isole”, un concetto strategico cruciale per il controllo delle rotte marittime del Pacifico occidentale. Questa linea di difesa geopolitica si estende dalle isole giapponesi attraverso lo Stretto di Taiwan fino alle Filippine, fungendo da barriera naturale tra la Cina e l’oceano aperto. L’intento, secondo il funzionario, è quello di stabilire una deterrenza strategica nei confronti di Washington e sottolineare la crescente capacità di Pechino di controllare e militarizzare la regione, soprattutto in un momento di transizione politica negli Stati Uniti.
Assenza di comunicazioni ufficiali da Pechino. Nonostante la portata senza precedenti delle esercitazioni, né l’Esercito Popolare di Liberazione (EPL) cinese né i media statali hanno rilasciato dichiarazioni ufficiali riguardo all’aumento delle operazioni militari. Tuttavia, in risposta alle crescenti preoccupazioni internazionali, una portavoce del ministero degli Esteri di Pechino ha sottolineato che la Cina “difenderà risolutamente” la propria sovranità e integrità territoriale, una dichiarazione che ribadisce la posizione intransigente della leadership cinese sulla questione di Taiwan.
Monitoraggio taiwanese e livelli record di attività militare. Il ministero della Difesa di Taiwan ha comunicato che, nelle 24 ore precedenti alle ore 6 locali di mercoledì (le 23 italiane di martedì), sono stati rilevati 53 aerei militari e 11 navi da guerra cinesi attive nei pressi dell’isola, accompagnati da ulteriori 8 imbarcazioni ufficiali della guardia costiera cinese. Si tratta del maggior numero di unità navali e aeree rilevato in un singolo giorno dalla Terza crisi dello Stretto di Taiwan del 1996. Il record assoluto di attività aerea cinese è avvenuto il 15 ottobre scorso, quando 153 aerei militari vennero identificati nei cieli attorno a Taiwan, in risposta a un discorso del presidente taiwanese William Lai che aveva riaffermato i principi di sovranità e autodeterminazione, irritando così Pechino.
Martedì, il ministero della Difesa taiwanese ha segnalato un nuovo picco di 47 aerei militari e 12 navi da guerra cinesi, una dimostrazione di forza che si inserisce in una serie di manovre ripetute e sempre più frequenti.
Contesto geopolitico e pressione su Taiwan. Le esercitazioni attuali riflettono una strategia di pressione crescente da parte di Pechino su Taiwan e sulle potenze regionali, in particolare gli Stati Uniti. Le manovre non solo evidenziano la capacità della Cina di bloccare le rotte marittime e aeree cruciali per l’economia taiwanese, ma servono anche come segnale di avvertimento nei confronti di Washington. La transizione dell’amministrazione statunitense, con l’insediamento di Donald Trump, è vista da Pechino come un momento chiave per stabilire nuovi equilibri e riaffermare il proprio controllo militare nella regione.
Secondo analisti militari, la Cina sta cercando di consolidare la sua posizione in due direzioni principali: dimostrare la capacità di bloccare Taiwan attraverso esercitazioni che simulano un isolamento completo dell’isola; aumentare la propria presenza militare lungo la prima catena di isole, per rafforzare la deterrenza contro potenziali interventi statunitensi o alleati.
Risposta e preparativi di Taiwan. Di fronte alla crescente pressione militare, le Forze Armate di Taiwan hanno dichiarato di aver aumentato i livelli di sorveglianza e prontezza. Le autorità taiwanesi monitorano attentamente i movimenti delle navi e degli aerei cinesi, mantenendo uno stato di allerta elevato per prevenire eventuali incursioni o escalation accidentali.
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