Sono migliaia i casi di presunta collaborazione con le forze di Mosca da quando la Russia ha invaso il Paese nel febbraio 2022. I servizi di sicurezza ucraini (SBU) sono sempre stati molto operativi arrestando numerosi cittadini accusati di aver aiutato la Russia a pianificare attacchi contro i propri connazionali
di Aniello Fasano
I condannati per tradimento vengono accusati di fornire informazioni sulle posizioni dell’esercito ucraino, compresi “luoghi di cura per i soldati ucraini feriti“, ha dichiarato l’SBU in un comunicato: “E’ stato su loro indicazione che gli occupanti hanno bombardato una serie di strutture mediche sulla città di Kherson”.
Da quanto riportato sul Times, vengono presumibilmente reclutati dal servizio di sicurezza russo FSB rispondendo ad annunci pubblicati su un canale Telegram russo che offre pagamenti in cambio di informazioni sulle posizioni ucraine. I sospettati, rischiano pene molto severe come lunghi anni di carcere. Per questo motivo tentano di fuggire nelle regioni controllate dalla Russia.
La pena viene scontata in ali segregate delle prigioni normali o in prigioni specializzate come quella nella regione di Zaporizhia a cui il Times ha avuto accesso lo scorso mese. I condannati sono costretti a fare i conti con alte mura e porte pesanti. Purtroppo il collaborazionismo è un reato che esiste da sempre ed difficile da estirpare per Kiev a causa dei profondi legami culturali, storici e familiari tra le due nazioni. Si stima che circa 1.500 persone siano state incarcerate per collaborazionismo.
Il Times riporta l’episodio capitato lo scorso autunno nel villaggio di Liroza nella regione di Kharkiv del missile russo che colpì un bar dove si stava svolgendo il funerale di un soldato ucraino. Furono uccise 59 persone, quasi un quarto della popolazione. In seguito si scoprì che i fratelli ucraini, Volodymyr e Umytro Mamon, avevano fatto la soffiata ai russi, facendo cadere le bombe russe sui loro vicini di casa.
Tanti confessano di averlo fatto per soldi, altri raccontano di non avere avuto scelta quando vivevano sotto l’occupazione russa. “Indipendentemente dalla motivazione o dalle circostanze, il 98 percento dei detenuti ha firmato una richiesta per essere preso in considerazione per eventuali futuri scambi di prigionieri con la Russia”, afferma Nikita Zavgorodny, responsabile delle operazioni presso la prigione. “Anche se le possibilità di essere scambiati sono davvero molto scarse. Solo tre prigionieri sono stati coinvolti in uno scambio, due dei quali erano sacerdoti affiliati al Patriarcato di Mosca. Alla Russia, fondamentalmente, non importa di loro“, ha detto Zavgorodny. Ed è per questo motivo che Belyaev, 54 anni, ex operaio edile, è così disposto a parlare dei suoi crimini sperando in un atto di clemenza. Tutti coloro che hanno parlato con il Times, lo ha fatto volontariamente, sebbene fosse presente un agente penitenziario ucraino. Belyaev ha detto di aver lavorato con l’FSB sin dalla Rivoluzione di Maidan nel 2014, che ha estromesso il presidente filo-russo Yanukovych. “Dopo l’invasione su vasta scala, i contatti russi diventarono sempre più esigenti. Nell’agosto 2022, mi fu chiesto di appendere una bandiera russa alla finestra di un edificio a Odessa, con la scritta ‘Odessa è una città russa’. Nel giro di un’ora, la foto era su tutti i media statali russi”.
Questi episodi sono organizzati da una rete di traditori che è stata smantellata a Kiev. Il servizio di sicurezza dell’SBU già ad aprile riferiva di aver sventato un tentativo di assassinare il presidente Volodymyr Zelensky e altri funzionari di rango elevato. “La rete, le cui attività erano controllate dall’Fsb di Mosca, comprendeva due colonnelli dell’Amministrazione statale per la sicurezza dell’Ucraina che hanno trasmesso informazioni segrete alla Federazione Russa”, riportava il comunicato dell’SBU su Ukrainska Pravda. Oltre a Zelensky, gli altri obiettivi del complotto erano il capo dell’intelligence militare Kyrylo Budanov, che avrebbe dovuto essere eliminato prima di Pasqua, e il direttore dello stesso SBU Vasil Maliuk. La serie di attentati, secondo quanto si scoprì, doveva essere un “regalo al presidente russo Putin prima del suo insediamento”, avvenuto il 7 maggio. I tentativi di assassinare Zelensky non sono una novità Lo stesso presidente ha dichiarato che, solo nel primo anno di guerra, ve ne sono stati almeno dieci. Le autorità della Federazione hanno fatto ricorso a mercenari, commandi ceceni e agenti segreti, ma ogni cospirazione è stata sventata con successo.
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