Dopo tre anni dalla tregua l’Azerbaigian prende di nuovo di mira il Nagorno-Karabakh, avviando un’operazione militare ai danni dell’enclave armena. Sono così stati intensificati anche i raid aerei sulle postazioni dell’esercito di Erevan e sulle città assediate. La striscia di terra contesa è riconosciuta a livello internazionale come territorio dell’Azerbaigian ma è occupata da alcuni insediamenti di popolazione armena (circa 120mila persone) che hanno autoproclamato una repubblica con capoluogo Stepanakert.
A garantire la tregua negli scorsi tre anni sono stati i russi forti di un contingente di interposizione di circa 2000 militari. Ora con la guerra in Ucraina la presenza e l’attenzione di Mosca è sfumata riaccendendo così la spirale di violenza nel Nagorno-Karabakh.
Il premier armeno Pashinyan in un’intervista a Repubblica ha accusato Baku di aver interdetto il corridoio di Lachin che costituisce, di fatto, l’unica via d’accesso al Nagorno-Karabakh dall’Armenia.
L’Armenia ha deciso,pertanto, di chiedere un intervento diplomatico di Russia e Consiglio di Sicurezza dell’Onu per far cessare le ostilità nell’area accusando l’Azerbaigian di aver avviato un’operazione di pulizia etnica.
Il governo azero, invece, ritiene che l’avvio delle operazioni militari sia motivato dall’esigenza di combattere cellule terroristiche.
Russia, Usa, Ue, Francia e Germania chiedono il termine delle operazioni militari da parte dell’Azerbaigian mentre la Turchia, in una dichiarazione ufficiale di Erdogan, esprime pieno appoggio a Baku: “Sosteniamo i passi compiuti in difesa della propria integrità territoriale da parte dell’Azerbagian, con la quale agiamo assieme secondo il motto “una nazione, due Stati”.
Sono trent’anni che armeni e azeri si contendono il Nagorno-Karabakh. Oltre 30.000 persone morirono nella prima guerra, combattuta tra il 1988 e il 1994 sullo sfondo del crollo dell’Urss. Più di 6.500 hanno invece perso la vita nei combattimenti dell’autunno del 2020, quando le truppe azere conquistarono parte della regione di cui avevano perso il controllo.
L’Azerbaigian oggi ha una particolare rilevanza strategica perchè è diventato il maggiore esportatore di gas verso l’Europa con una stima di 25 miliardi di metri cubi l’anno (l’Italia ne beneficia tramite il gasdotto Tap). Per questo motivo probabilmente ha rivitalizzato le proprie ambizioni nel Nagorno-Karabakh forte della sua presunta impunibilità-
L’Azerbaigian è poi alleatto di Israele costituendo una postazione avanzata contro l’Iran considerata la lunga linea di confine con la Repubblica islamica. Tel Aviv, di fatto, rifornisce Baku di tutti gli armamenti necessari, compresi i micidiali droni ampiamente utilizzati contro le postazioni di difesa aerea armena dell’era ex Unioine Sovietica.
Nel frattempo una base militare delle forze di peacekeeping russe e’ stata distrutta nel Nagorno Karabakh. Lo ha affermato il canale Telegram russo “Rybar”. “Secondo le forze di pace che evacuano i civili dalla zona di guerra attiva, i proiettili arrivano da entrambe le parti, sia dall’Azerbaigian che dall’Armenia”, ha osservato “Rybar”, aggiungendo che non vi sarebbero vittime tra i militari
russi.
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