Incontro Meloni-Macron non convince. La Francia punta su Riad per Expo 2030

Una convergenza quasi obbligata quella tra Meloni e Macron: troppi sono gli obiettivi comuni, troppe sono le attività che i due Paesi svolgono in maniera congiunta. Sul versante nordafrica si punta a far svolgere libere elezioni in Libia entro il 2023 e vi è intesa anche sulla politica da adottare con la Tunisia per cercare di gestire il flusso migratorio verso l’Europa via Italia-Francia. Convergenza si registra anche nel contrapporsi insieme alle nuove regole del Patto di Stabilità Ue.

Tra le attività di livello in cui c’è una forte competizione vi è la moda, la difesa e lo spazio. Molteplici sono comunque le attività congiunte nel settore della difesa e spazio. Per citarne una su tutte la fornitura congiunta della batteria contraerea Samp-T all’Ucraina. L’Italia ha fornito il sistema d’arma che costa 500 milioni di euro mentre la Francia ha fornito i missili Aster30, il cui costo si aggira intorno ai due milioni di euro cadauno.

In pentola vi è anche la scelta del Paese per l’Expo 2030. Meloni si è recata Palais des Congres d’Issy per sostenere Roma, mentre i sauditi candidavano Riad. Come proposte minoritarie vi sono anche Busan in Corea del Sud e Odessa in Ucraina.

Sulle votazioni da subito Macron è uscito allo scoperto non appoggiando Roma e votando per Riad, proprio mentre attendeva un bilaterale sull’immigrazione. In barba al Trattato del Quirinale che dovrebbe garantire una maggiore reciprocità, Macron è palesemente andato contro gli interessi dell’Italia e di converso dell’Europa.

L’unico punto che porta a casa Meloni è un accordo di massima per la gestioine dei flussi migratori tramite la stabilizzazione di Libia e Tunisia. Sul Paese guidato da Kais Saied, i due leader avrebbero condiviso un percorso comune di contrasto al terrorismo e ai flussi degli immigrati irregolari. Non solo, l’idea è quella di scrivere un nuovo percorso di riforme, più lungo e con impatto diverso, in modo che il presidente di Tunisi possa accettare le riforme imposte senza perdere la faccia con l’opinione pubblica locale. Soprattutto il percorso renderebbe più facile l’accettazione dell’erogazione di fondi in sede di Fondo monetario internazionale.

Sulla Libia Italia e Francia vogliono agire insieme su Khalifa Haftar e su Mohammed Dbeibeh, titolare provvisorio del governo di Tripoli per effettuare libere elezioni già nel corso del corrente anno e prima di dicembre.

Macron ha affermato che è “necessario lavorare meglio con i Paesi di transito e di origine per evitare i flussi in arrivo. Questo è il senso anche dell’iniziativa tunisina. Vogliamo rafforzare il controllo delle nostre frontiere esterne di cui fa parte l’Italia come Paese di primo ingresso“.

Meloni ha ribadito come al prossimo vertice europeo sarà necessario fare un passo avanti sulla dimensione esterna dei flussi migratori: “Governare i flussi primari per poter gestire quelli secondari, per questo motivo nella dimensione esterna diventa centrale il partenariato con i Paesi del Nord Africa e non solo. Servono alternative che ci permettano di organizzare una migrazione illegale e stroncare quelle illegali, non possiamo continuare a consentire lo schiavismo nel terzo millennio”.

Italia e Francia ha detto Meloni possono intraprendere una strada comune e rafforzare il dialogo sia a beneficio dei nostri interessi nazionali sia dell’Europa.

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