Funzionari anti-terrorismo indiani hanno affermato in tribunale che quattro membri dello Stato islamico nel Kashmir amministrato dall’India erano guidati da un operatore proveniente dal Pakistan. Il caso giudiziario coinvolge quattro giovani del Jammu e Kashmir arrestati lo scorso novembre per accuse di terrorismo. Documenti giudiziari depositati recentemente identificano i quattro come membri dello Stato islamico. Questo sviluppo è significativo perché fino a poco tempo fa i funzionari indiani hanno respinto le affermazioni secondo le quali lo Stato islamico è presente nel Kashmir. Lo spiegamento di bandiere dello Stato islamico da parte di rivoltosi anti-governativi è un fenomeno regolare nel Kashmir indiano. Ma i funzionari del governo ritengono coloro che sventolano bandiere sono giovani suggestionati che non hanno effettivo accesso alle armi o al supporto logistico dello Stato islamico. Gli arresti dello scorso novembre, invece, hanno evidenziato che lo Stato islamico in effetti ha una presenza armata sul terreno in India.
I quattro giovani sono stati identificati come Haris Mushtaq Khan, Tahir Ahmad Khan, Asif Suhail Nadaf e Asif Majid. Sono stati arrestati a Srinagar, la più grande città del Jammu e Kashmir, in seguito all’arresto, nel settembre 2018, di altri due uomini che erano presumibilmente affiliati a un gruppo che si autoproclamava stato islamico a Jammu e Kashmir (ISJK). Da allora il gruppo si è ribattezzato Stato Islamico – Provincia di Khorasan, mentre recentemente ha proclamato una provincia d’oltremare nella regione, che definisce “wilayah al-Hind” (provincia di Hind). Tre dei quattro uomini sono stati accusati di aver attaccato un centro visitatori turistico della zona con bombe a mano. Nella loro accusa ufficiale contro i quattro uomini, gli ufficiali dell’India National Investigation Agency li accusano di essere “terroristi dello Stato islamico”, che equivale alla prima conferma del governo indiano della presenza di militanti dello Stato islamico in India. Il documento d’accusa di 28 pagine afferma che i quattro uomini erano impiegati tra diversi locali commerciali: “agivano come lavoratori e fornivano […] logistica ai quadri ISJK”.
Inoltre, due degli uomini, Haris e Tahir, sono accusati di essere stati in contatto online con un uomo identificato come Abu Huzefa, un reclutatore dello Stato Islamico con base in Afghanistan. Secondo i documenti del tribunale, Huzefa è un cittadino pakistano “un quadro attivo dello Stato islamico con sede in Afghanistan”. Era presumibilmente in contatto regolare con i due uomini indiani e forniva loro la letteratura dello Stato islamico e altro materiale di propaganda. Nel loro atto di accusa gli ufficiali della NIA ammettono anche che gli arresti dei quattro uomini indicano “una cospirazione più ampia di questi elementi terroristici che professano l’ideologia pan-islamica dell’IS reclutando e radicalizzando la gioventù del Kashmir verso la jihad e prendendo di mira le forze di sicurezza”.