Sono centinaia le vittime rimaste coinvolte da uno tsunami innescato da un’eruzione vulcanica che ha investito l’Indonesia, nello stretto della Sonda tra le isole di Giava e Sumatra.
Il presidente Joko Widodo ha comunicato che il bilancio delle vittime è di oltre 280 morti e mille feriti, ma il bilancio potrebbe aumentare notevolmente visto che di molte località non ci sono ancora dati.
Non è escluso il rischio di un nuovo tsunami, tanto che i residenti della costa vicino al vulcano Anak Krakatau sono stati avvisati di stare lontani dalle spiagge. «Il rischio di tsunami nello Stretto della Sonda rimarrà alto fino a quando il vulcano è nella sua fase attuale, che è probabile inneschi ulteriori smottamenti sottomarini», dicono gli esperti, «bisogna essere consapevoli che il vulcano è destabilizzato».
Al momento non si hanno notizie di stranieri tra le vittime, ma l’area più colpita di Banten, nel distretto di Pandeglang, è piena di località balneari affollate dai turisti durante le feste natalizie. Gravi anche i danni materiali: lo tsunami ha danneggiato case, alberghi, barche e decine di chioschi alimentari lungo le coste.
La Farnesina ha attivato l’Unità di crisi e l’ambasciata a Giacarta per assistere i connazionali. Il premier Giuseppe Conte ha espresso vicinanza, la sua e del governo, al popolo indonesiano. Papa Francesco all’Angelus ha invitato tutti a pregare per le vittime e i loro cari e ha lanciato un appello «perché non manchi a questi fratelli e sorelle la nostra solidarietà e il sostegno della Comunità Internazionale».
Secondo quanto reso noto dagli esperti, lo tsunami è stato causato dalle frane sottomarine seguite a un’eruzione ad Anak Krakatau, un’isola vulcanica emersa 90 anni fa attorno al vulcano Krakatoa, sotto osservazione da giugno. Ma lo smottamento sottomarino si è probabilmente combinato con un aumento repentino della marea dovuto alla luna piena. Nel 1883 il vulcano ha fatto registrare una delle più violente eruzioni di tutti i tempi, con un bilancio di 30.000 morti.
L’Indonesia è uno dei Paesi più a rischio al mondo per i terremoti: l’arcipelago, che si estende per circa 40.000 km con oltre 17mila isole, si sviluppa lungo il cosiddetto “Pacific Ring of Fire”, una catena di faglie sismiche che abbraccia l’Oceano Pacifico e lungo il quale si innalzano centinaia di vulcani.
Pacific Ring of Fire (Anello di Fuoco) è la dimora di alcune delle forze più potenti, imponenti e letali viste sul nostro pianeta. Le violente energie geologiche che hanno dato alla regione il suo nome minaccioso spiegano quasi il 90% dei terremoti del mondo. Nella regione troviamo anche i tre quarti di tutti i vulcani del mondo, attivi e inattivi, che costellano le coste del Pacifico, serpeggiando nei mari occidentali dall’America del Sud all’Oceania.