Le imprese italiane vedono la Repubblica Islamica quale interlocutore privilegiato con il quale oggi è possibile fare ottimi affari. Lo confermano le cifre dell’Ice (Istituto commercio estero) ma anche l’evidenza di chi oggi a Teheran registra un interesse crescente per lo sviluppo dei rapporti economici bilaterali. Per il momento non riscontriamo segnali di un rallentamento legato all’attuale situazione” spiegano all’Adnkronos fonti commerciali attive nella capitale iraniana. “Sono decine le aziende che continuano a chiedere informazioni e la partecipazione delle nostre imprese alle fiere locali va avanti come dai programmi promozionali già definiti. L’ultimo ‘colpo’ è quello messo a segno da Fs che nell’ambito di un contratto quadro stipulato con le Ferrovie iraniane, sarà impegnata nella realizzazione di due linee alta velocità (Qom-Arak e Teheran-Hamedan), in qualità di general contractor e leader di un consorzio di imprese italiane. Fra Roma e Teheran d’altronde dopo la fine delle sanzioni è ripartito un dialogo tanto intenso quanto promettente. Nel 2016 si è registrata una imponente missione in Italia, guidata dal presidente Rohani, subito ‘ricambiata da una analoga di Matteo Renzi a Teheran, mentre a novembre il ministro Calenda ha accolto 120 aziende della Repubblica islamica arrivate in Italia per il loro primo roadshow all’estero dal 1979. Certo, questo resta un mercato su cui muoversi attentamente per le difficoltà che si possono riscontrare nei pagamenti, così come per una legislazione protezionistica si sottolinea da parte italiana. Ma la ‘voglia di Italia’ c’è come testimoniano le cifre dell’interscambio nei primi 6 mesi del 2017 che hanno visto la prevedibile “esplosione” di importazioni petrolifere (passate in valore da 39 a 1.394 milioni di euro) per un totale di acquisti dalla Repubblica Islamica che passa da 196,6 a 1.542,4 miloni di euro. Ma l’effetto ‘fine sanzioni’ è percepibile anche sul fronte del nostro export che fra il 2016 e 2017 passa da 662,5 a 849,6 milioni (+28%).