Ebrahim Raïssi, il potente capo dell’autorità giudiziaria di Teheran si è ufficialmente candidato alle prossime elezioni presidenziali in Iran, previste per il 18 giugno. Così in un recente discorso: “Mi pongo come oppositore della corruzione, dell’incompetenza e dello stile di vita lussuoso di alcuni leader”. Raïssi, di 60 anni, si definisce “indipendente”, il Consiglio dell’Unità dei Conservatori, che riunisce la maggior parte dei gruppi ultraconservatori e alcuni dei conservatori tradizionali, all’inizio di maggio gli hanno già promesso il loro sostegno.
I candidati alla presidenza hanno presentato la loro candidatura al ministero degli Interni a Teheran tra l’11 e il 15 maggio. Il Consiglio dei Guardiani della Costituzione, organo non eletto che fa capo a Ali Khamenei, sta attualmente esaminando le candidature. Saranno esclusi coloro che saranno giudicati essere contro l’Islam e la Repubblica islamica. Tra i conservatori, oltre a Ebrahim Raïssi (che nel 2017 ha ottenuto 16 milioni di voti, ovvero il 38%), si sono iscritti anche altri candidati, tra cui molti membri delle Guardie rivoluzionarie. È il caso dell’ex ministro della Difesa Hossein Dehghan e dell’ex capo negoziatore sul nucleare Saïd Jalili. Tra i più moderati e sostenitori della distensione con la comunità internazionale vi sono il leader del parlamento Ali Larijani e l’attuale vicepresidente Eshagh Jahangiri. Per il momento nessuno sta provocando l’entusiasmo degli elettori della borghesia liberale e delle minoranze etniche e religiose, che costituiscono la principale base elettorale dei riformatori e del presidente Hassan Rouhani, artefice dell’accordo sul nucleare del 2015. Questa base è ora molto delusa dai risultati del governo, sia economicamente che socialmente, e può essere tentata dall’astensione. In questo contesto, spiega un analista politico di Teheran, che preferisce restare anonimo, “è probabile che la partecipazione sia molto bassa, il che favorirà l’elezione di Ebrahim Raïssi come prossimo presidente della Repubblica islamica”.
Dalla rivoluzione del 1919, Ebrahim Raïssi, originario di Mashhad, una città nell’est del paese, ha trascorso la stragrande maggioranza della sua carriera nel sistema giudiziario, scalando rapidamente i ranghi. Ha iniziato come relatore del tribunale della piccola città di Karaj, a trenta chilometri da Teheran, è diventato procuratore di Teheran, prima di assumere l’incarico di primo vice del capo della giustizia, poi quello di procuratore del potentissimo tribunale speciale per il clero. Ebrahim Raïssi è intervenuto nei principali casi di gravi violazioni dei diritti umani in Iran. Dopo la fine della guerra Iran-Iraq, ha fatto parte di un comitato che ha condannato a morte diverse migliaia di prigionieri politici dopo processi sommari. Nel 2009, dopo la feroce repressione dei manifestanti contro la controversa rielezione dell’ex presidente ultraconservatore Mahmoud Ahmadinejad, Raïssi, all’epoca primo vice capo della giustizia, è stato incaricato di gestire le denunce di maltrattamenti nelle carceri.
Raïssi, l’uomo con il turbante nero, segno della sua appartenenza alla stirpe del Profeta, gode del sostegno della Guida Suprema. È stato nominato, nel 2016, a capo del mausoleo dell’Imam Reza, l’ottavo imam sciita di Mashhad, e della ricchissima fondazione Astan Quds Razavi. Durante questi tre anni, l’aiuto della fondazione ai più poveri è stato ampiamente coperto dai media e dai social network vicini a Raïssi.
Ebrahim Raïssi ha anche posto al centro della sua attività giudiziaria la missione di combattere la corruzione, in particolare organizzando processi a funzionari di alto rango del sistema giudiziario, accusati di aver intascato tangenti. Il capo della giustizia Raïssi potrebbe ambire alla successione della Guida Suprema ali Khamenei che oggi ha 82 anni.
“Ebrahim Raïssi è un membro del clero e un discendente del Profeta”, ha detto lo studioso religioso iraniano e analista politico Mohammad Javad Akbareyn, che vive in Francia. Per quattordici anni, Raïssi è stato anche il discepolo di ali Khamenei, così come quest’ultimo era uno studente di Ruhollah Khomeyni, il fondatore della Repubblica Islamica.